Cambi di casacca, voltagabbana e vincolo di mandato

di Redazione Commenta

Oggigiorno ci si scandalizza se un parlamentare passa da un gruppo all’altro seguendo esclusivamente la sua coscienza o l’obiettivo per il quale è stato eletto. In realtà è proprio la Costituzione che vieta il vincolo di mandato. Non è un caso che il M5S sia criticato anche per questo. 

Quando è stata eletta Virginia Raggi a sindaco di Roma, è stato immediatamente criticato il “direttorio” che l’ha sostenuta e la sta guidando in questa difficile fase di insediamento al Campidoglio. Il fatto è che il M5S crede al vincolo di mandato ovvero al fatto che chi è eletto dai pentastellati debba poi rispettarne alla lettera i principi.

In realtà il vincolo di mandato è vietato dalla Costituzione. Scrive Wikipedia.

“L’Articolo 67 della Costituzione della Repubblica italiana recita:

Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.

Questo articolo della Costituzione italiana fu scritto e concepito per garantire la libertà di espressione più assoluta ai membri del Parlamento italiano eletti alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. In altre parole, per garantire la democrazia i costituenti ritennero opportuno che ogni singolo parlamentare non fosse vincolato da alcun mandato né verso il partito cui apparteneva quando si era candidato, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori che, votandolo, gli avevano permesso di essere eletto a una delle due Camere (divieto di mandato imperativo). Il vincolo che lo lega agli elettori assume, invece, la natura di responsabilità politica”.

Naturalmente sia nel Movimento 5 Stelle sia nelle altre compagini politiche, il cambio di casacca, il cambio del gruppo parlamentare di riferimento, è all’ordine del giorno. Openpolis dà i numeri del fenomeno:

Grazie al girovagare parlamentare dell’onorevole i cambi di gruppo alla camera raggiungono quota 188, con 143 deputati che almeno una volta hanno cambiato casacca. Numeri leggermente più bassi al senato, dove i cambi sono 175, con 117 senatori coinvolti. Mettendo insieme i due rami del parlamento il totale sale a 363, con una media di 9 cambi di gruppo al mese.