Riforma dell’università: terza parte

di Redazione Commenta

Una parte rilevante dei progetti del ministro Gelmini per l’università consistono in un profondo rinnovo all’interno..

Una parte rilevante dei progetti del ministro Gelmini per l’università consistono in un profondo rinnovo all’interno della classe docente. Negli ultimi anni, si è rilevato, c’è stato un incremento senza limiti dei docenti ammessi alla classe più alta, la prima fascia, quella dei professori ordinari; e questo fattore, oltre ad essere anomalo e foriero di sospetti di nepotismo, è anche una delle cause degli insostenibili costi sostenuti dai nostri atenei.

Tutto questo, fra l’altro, contribuisce a ridurre enormemente il numero dei giovani ricercatori, di cui al contrario si avverte un gran bisogno. Fra le conseguenze più significative rilevate a livello statistico, basti dire che il 25% dei docenti ha oltre sessant’anni (in America sono il 5%), mentre i giovani sotto i trentacinque anni sono appena l’1%, contro l’irraggiungibile 16% del Regno Unito.


La riforma del ministero prevede un blocco dei concorsi pubblici (eccetto quelli già banditi o in corso di svolgimento) da parte delle università con i bilanci in passivo: oggi sono venti su settantacinque, ma a causa dei tagli ai finanziamenti si prevede che il loro numero crescerà drammaticamente già dal prossimo anno. Al contrario, un aumento degli stanziamenti sarà riservato agli atenei più virtuosi.
Tutto questo dovrebbe fornire un incentivo anche per le università dai conti più disastrati a cercare di rimettersi in carreggiata.


Si provvederà inoltre ad un profondo ricorso al turn-over. Fra l’altro, si prevede di sbloccare le assunzioni per 2.300 ricercatori da tempo in attesa di contratto, e riservare agli stessi ricercatori il 60% dei posti nei futuri concorsi, allorché i tempi saranno maturi per revocare il citato blocco.