The Economist contro Berlusconi atto II

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"The man who screwed an entire country”, ossia "l’uomo che ha fregato un intero paese" è il titolo dell'articolo che è il seguito ideale di quello intitolato "Unfit to lead Italy“, in cui già sette anni fa il settimanale inglese analizzava il perchè Berlusconi fosse inadatto a governare l'Italia.

Ritorniamo ancora a parlare dell’articolo apparso sull’Economist di oggi, in cui si fa un’analisi molto schietta di quello che è il governo Berlusconi e di ciò che ha fatto in concreto per il nostro paese.
The man who screwed an entire country”, ossia “l’uomo che ha fregato un intero paese” è il titolo dell’articolo che è il seguito ideale di quello intitolato “Unfit to lead Italy“, in cui già sette anni fa il settimanale inglese analizzava il perchè Berlusconi fosse inadatto a governare l’Italia.
Lo speciale di quattordici pagine spiega in modo dettagliato i motivi per il quale Berlusconi non è stato in grado di guidare il nostro paese fuori dalla crisi, in quanto è stato troppo preso dai processi a suo carico e dal Bunga Bunga, parla della bassa crescita economica, dell’alto tasso di disoccupazione giovanile, del debito pubblico con il PIL al 120%, il terzo più alto tra i paesi ricchi e il tasso di impiego femminile più basso d’Europa.



Poi continua citando la bassa crescita economica e che a far peggio di noi ci sono soltanto Haiti e lo Zimbawe; un paese che, definisce l’articolo, è a disagio all’interno del nuovo mondo globalizzato, con politiche discriminanti nei confronti dei giovani ma a favore degli anziani.
Indebolita dai continui conflitti di interesse, l’Italia non è stata in grado di rinnovare la propria istituzione e quando Berlusconi finalmente sparirà dal mondo politico, si lascerà alle spalle un paese ancora più indebolito, dove i conflitti di interesse soprattutto per la giustizia, verranno ancora più tollerati.
L’Economist poi profetizza che l’Italia potrà ancora vivere di rendita del boom economico degli anni Settanta ancora per anni, anche se si impoverirà sempre di più.
L’articolo poi si conclude con l’auspicio, vedendo i venti che stanno soffiando ultimamente (viste le recenti elezioni in cui ha vinto l’Opposizione e i prossimi referendum in cui si spera che si raggiunga il quorum), che questa possa essere la fine di una nuova era.
E comunque, tanto per la cronaca, L’Economist questa mattina è andato a ruba e in tutta Londra non se ne trova più una copia nemmeno pagandola a peso d’oro.