Perdita del potere di acquisto dei salari

di Gianni Puglisi Commenta

I lavoratori italiani, tra tutti quelli europei, sono quelli che subiscono il maggior prelievo fiscale se confrontato con la retribuzione lorda annua.

Uno dei principali problemi contro il quale gli italiani sono ormai quotidianamente costretti a confrontarsi da circa 15 anni a questa parte, è quello della perdita del potere d’acquisto dei propri salari, ormai divenuti decisamente inadeguati a sostenere il sempre più elevato costo della vita la cui crescita, per lo meno nei prossimi mesi, sembrerebbe tutt’altro che intenzionata ad arrestarsi.

IL PEGGIO DEVE ANCORA VENIRE

La questione dell’inadeguatezza dei salari, comunque cresciuti in maniera tutt’altro che indifferente, riguarderebbe però, più precipuamente parlando, sia il divario instauratori tra lo stipendio medio percepito dall’italiano e quello percepito dai Paesi membri dell’OCSE e dell’Unione Europea a 15, sia l’eccessivo carico fiscale che sulle succitate retribuzioni è arrivato pesantemente a gravare negli scorsi anni.

EFFETTI DELLA CRISI SULL’ITALIA

Per quanto riguarda il primo punto possiamo affermare, basandoci sui dati recentemente rilasciati dall’OCSE, come la retribuzione media degli italiani si aggiri intorno ai 19.000 euro annui, inferiore , dunque, di circa 1.000 e 4.000 euro nei confronti, rispettivamente, della media dei Paesi OCSE e dell’Unione Europea a 15.

Il divario peggiore, a titolo d’esempio, si registra comunque nei confronti dei colleghi britannici, i quali percepirebbero, su base annua, circa 30.000 euro.

RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO 2011

Congiuntamente alla minore crescita dei salari vi è da segnalare, per contrasto, la rapidissima ascesa dell’imposizione fiscale tanto che, secondo le ultime stime in merito, l’Italia, con un prelievo fiscale pari al 46,9% delle entrate di un contribuente lavoratore single e senza figli, si colloca al quinto posto in Europa dietro a Belgio, Francia, Germania e Austria.