Richiesta sospensione equo compenso

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I grandi nomi dell’industria IT italiana e le maggiori associazioni di utenti e consumatori, hanno chiesto ai giudici amministrativi di pronunciarsi sull’illegittimità del Decreto Bondi.

Tempo fa abbiamo parlato del decreto Bondi sul famoso equo compenso, una legge che obbliga noi cittadini a pagare una sorta di tassa extra anche all’acquisto di apparecchi che possono salvare in memoria contenuti digitali coperti da diritto d’autore.

Per fare un esempio per capire bene come funziona questo equo compenso, basti pensare che Apple ha già alzato i prezzi per i propri dispositivi, seguendo le norme del decreto.

Ora però iniziano ad arrivare le prime serie critiche al decreto, con l’Istituto per le Politiche dell’Innovazione che ha provveduto ad inviare al ministro per i Beni e le Attività Culturali una richiesta di sospensione dell’efficacia della nuova disciplina del cosiddetto equo compenso.

Come si legge nel comunicato, i grandi nomi dell’industria IT italiana e le maggiori associazioni di utenti e consumatori, hanno chiesto ai giudici amministrativi di pronunciarsi sull’illegittimità del Decreto Bondi.

Nella nota si legge una seria preoccupazione per gli effetti collaterali che potrebbe avere il decreto, e trattandosi di una questione di oltre 100 milioni di euro all’anno, viene chiesta massima chiarezza.

Per chi fosse interessato ad approfondire, sul sito dell’Istituto per Politiche dell’Innovazione è possibile leggere l’intero documento e la lettera indirizzata al ministro Sandro Bondi.