Riforma fiscale 2011 proposta da Tremonti

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Secondo Giulio Tremonti questa potrebbe essere una delle soluzioni migliori che si possono attuare in questo periodo di forte crisi in Italia e nel mondo. Secondo il responsabile del Ministero di via XX Settembre a Roma, si potrebbe attivare una riduzione dell’aliquota IRPEF per i redditi meno importanti portando a 20% la tassa che allo stato attuale risulta essere al 23%, tutto questo non gratis ovviamente, ma con un aumento di un punto percentuale l’IVA ovvero l’imposta sul valore aggiunto predisposta in maniera uniforme su tutti i prodotti esclusi quelli per la salute come ad esempio le spese mediche.



Aumentando di un punto percentuale l’IVA si ipotizza che una persona normale spenderà al mese circa 15 euro in più ed è chiaro che questa spesa si traduce in maniera più massiccia per quelle persone disoccupate o addirittura povere, ovvero tutte quelle persone che già non pagano le tasse per mancato reddito.

Quelle persone che invece pagano l’aliquota del 23% avranno un beneficio di circa 400 euro all’anno che vanno a sottrarsi ai 180 euro dovuti all’aumento dell’IVA. Giulio Tremonti, come sappiamo, ha voluto premettere che la riforma fiscale del 2011 non si può fare quando lo stato è in deficit, ma in ogni caso secondo la sua previsione ci sarà un sistema fiscale con 5 imposte e 3 aliquote Irpef garantendo però allo Stato un elevato risparmio soprattutto eliminando gran parte delle auto blu e dei voli di Stato.

Le risorse quindi arriveranno anche da una riduzione dei costi della politica italiana. Secondo il ministro è necessario intervenire su diverse aree di settore sottolineando che in Italia è possibile dedurre dalle tasse quasi tutto e secondo lui l’ideale sarebbe aumentare la base imponibile e ridurre sensibilmente le aliquote e questo potrebbe portare a una diminuzione dell’evasione fiscale.

Oltre a questo il ministro ha aggiunto che in Italia ci sono ancora troppe persone che utilizzano un gippone per i propri spostamenti, ma prendono gli assegni famigliari dallo stato. L’impatto sulla riforma fiscale del 2011 ricade sugli anni 2013 e 2014.