Dipendente comunale timbra il cartellino e va allo stadio, sei mesi di carcere

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La pena era stata inizialmente stabilita in 6 mesi di reclusione e 100mila euro di multa...

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha confermato una sentenza della Corte di Appello di Lecce che aveva condannato un dipendente comunale per truffa, il quale secondo la ricostruzione si era fatto timbrare il cartellino delle presenze da un collega e nel frattempo era andato allo stadio per assistere alla partita della squadra del cuore.

La Corte di Appello a sua volta aveva già confermato la sentenza del Tribunale di Lecce, Sezione distaccata di Castrano, che aveva condannato per il reato di truffa il dipendente del Comune di Taurisano.

La pena era stata inizialmente stabilita in 6 mesi di reclusione e 100mila euro di multa. L’imputato aveva in seguito proposto ricorso in Cassazione contro la sentenza di appello, affermando che i giudici non avevano tenuto conto del permesso accordatogli dal suo responsabile del personale, in quanto aveva delle ore lavorative da recuperare.

In effetti anche il responsabile aveva testimoniato a favore di questa tesi ma la Suprema Corte, dichiarando inammissibile il ricorso, e dopo aver considerato troppo generica la testimonianza, ha affermato che assentarsi dal lavoro per andare ad assistere ad un incontro di calcio, risultando invece presenti, costituisce truffa ai danni del Comune e dello Stato.

La truffa in questo caso non consiste nell’assentarsi dal lavoro per andare allo stadio, bensì nell’ottenere un profitto immeritato dal Comune.

In sostanza questa sentenza ci conferma e ci ricorda che quando un comportamento del genere fa conseguire al lavoratore un ingiusto profitto a danno del datore di lavoro, esso diviene perseguibile anche penalmente.