Tremonti si dimette se l’Irap sarà eliminata

di Gianni Puglisi Commenta

L'annuncuio di ieri di Silvio Berlusconi relativo al taglio dell'Irap non è stato bradito dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ha addirittura..

L’annuncio di ieri di Silvio Berlusconi relativo al taglio dell’Irap non è stato gradito dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti che addirittura ha minacciato di dimettersi nel caso in cui la questione non venga chiarita al più presto.

Il chiarimento tra il premier e il ministro è stato concordato per la giornata di oggi, ieri i due sono stati costretti a parlare telefonicamente perchè Berlusconi si trovava ancora in Russia e tornerà solo questa mattina. I toni della telefonata, tuttavia, sono stati piuttosto tesi, Tremonti ha infatti chiesto a Berlusconi di prendere una decisione definitiva sulla politica che intende adottare scegliendo di optare o per la linea del rigore e della ragionevolezza sui con­ti pubblici oppure, al contrario, per quella della spe­sa.


Per cercare di placare l’ira di Tremonti sono valse a poco anche le rassicurazioni di Gianni Letta che ha parlato non di una eliminazione immediata ma di una riduzione graduale dell’Irap che porterà progressivamente alla sua eliminazione.


Ma a Tremonti questa faccenda continua a non piacere perchè l’Irap è un’imposta che ogni anno porta nelle casse dello Stato una quarantina di miliar­di di euro, dei soldi assolutamente indispensabili vista la situazione attuale dei conti pubblici italiani.

Secondo il premier l’eliminazione di questa tassa, e quindi del gettito che essa comporta, potrebbe essere sopperito dalle entrate relative allo scudo fiscale, che potrebbero anche arrivare a oltre 5 miliardi di euro, e da una parte dei fondi per i Tremonti Bond concessi alle ban­che. Ci sono seri dubbi, tuttavia, che con queste entrate una tantum si possa andare a coprire la perdita di un’entrata cospicua e periodica come quella dell’Irap.

Tre­monti sostiene che per ora la priorità è la tenuta di bilancio, sia per il rilancio del­l’economia sia per favorire la collocazione di titoli di stato che finanziano il debito pubbli­co.