Ben Bernanke e la crisi economica

di Gianni Puglisi Commenta

La conferenza dei banchieri centrali, sebbene abbia dato rassicurazioni di massima, ha lasciato molti ascoltatori delusi sotto molti punti di vista.

Il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, durante il meeting annuale dei banchieri centrali in corso di svolgimento a Jackson Hole, nel Wyoming, avrebbe confermato, commentando la revisione al ribasso della crescita del PIL statunitense del secondo trimestre 2011 (passata dall’1,5 all’1,3%), la situazione di instabilità, volatilità e crisi nella quale, il mondo intero, si troverebbe ancora oggi, a tre anni di distanza dal crack Lehman da 900 miliardi di dollari.


La ripresa della crisi, avrebbe dichiarato Bernanke, è decisamente inferiore alle aspettative. Nei primi sei mesi del 2011, complessivamente, gli analisti si sarebbero aspettati una crescita del PIL decisamente più consistente, in linea con le previsioni effettuate alla vigilia di un anno, questo 2011, da tutti considerato come lo spartiacque tra la crisi vera e propria e la ripresa economica mondiale.

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Così, purtroppo, non è stato nonostante Bernanke si dica fiducioso che il potenziale economico statunitense non possa venir vanificato da questo, momentaneo, rallentamento.

Le parole di Bernanke, sebbene sommarie e sebbene da esse non si sia potuto delineare un quadro chiaro della situazione, sono piaciute, per il senso di generale speranza che hanno saputo infondere negli ascoltatori, ai mercati azionari più importanti delle principali piazze europee e statunitensi, che hanno risposto in maniera decisamente positiva chiudendo, nella quasi totalità dei casi, in territorio positivo.

Per quanto riguarda, infine, le misure che potrebbe adottare la Federal Reserve, uno dei temi più attesi dalla conferenza statunitense dei banchieri mondiali, Bernanke è stato vaghissimo, riservandosi di rispondere nel corso del consesso settembrino della banca centrale degli USA e confermando soltanto che verranno adottati gli strumenti più necessari affinché si possa vedere, al più presto, l’uscita del tunnel della crisi.