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Greenpeace attacca le società IT

Arriva da Greenpeace un nuovo allarme contro le aziende del web, le cosiddette web farm, che secondo l’associazione ecologista, inquinano troppo soprattutto a causa della nuova tecnologia chiamata cloud computing, che prevede l’immagazzinamento dei dati su server in remoto, che quindi necessitano di nuovi spazi.

Secondo Greenpeace il nuovo cloud computing non aiuterà a combattere i cambiamenti climatici, anzi, secondo quest’accusa i colossi dell’IT stanno costruendo data center che saranno alimentati principalmente da centrali a carbone.

La denuncia arriva direttamente dal rapporto Make IT Green, che è stato pubblicato di recente da Greenpeace, e punta l’attenzione sulle conseguenze ambientali legate al cloud computing.

Secondo Greenpeace, con il tasso di crescita attuale di questo sistema, i data center e le reti di telecomunicazioni consumeranno quasi 2.000 miliardi di kilowattora di elettricità nel 2020, il triplo del loro consumo attuale e più del consumo elettrico di Francia, Germania, Canada e Brasile messi insieme.

Greenpeace attacca soprattutto Facebook, che creato un nuovo data center a Prineville, nell’Oregon (USA) e ha scelto di alimentarlo a carbone. Yahoo per esempio per il nuovo server costruito a Buffalo, nello Stato di New York, ha deciso di impiegare anche energia idroelettrica.

Apple invece nel suo nuovo impianto in North Carolina punterà soprattutto sul carbone, scelta che non piace molto a Greenpeace. Anche Microsoft e Google secondo il report, hanno alcuni centri che puntano pesantemente sul carbone.

Greenpeace manda un invito alle società dell’IT perchè scelgano con cura i luoghi dove costruire e le fonti di energia per alimentare data center e impianti.