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Tempi duri per il servizio civile

I continui tagli che anno dopo anno devono subire le associazioni che si occupano del servizio civile rendono più gravoso portare avanti questo fiore all’occhiello della società italiana.

Il nostro Paese, infatti, seleziona ogni anno decine di migliaia di persone, soprattutto giovani e talvolta giovanissimi, da avviare a progetti a carattere solidaristico in ogni angolo del mondo: dalla costruzione di scuole alla distribuzione di cibo e medicinali fino all’assistenza alle popolazioni colpite da qualche catastrofe naturale.


Purtroppo, in tempi in cui tutti devono stringere la cinghia, regolarmente ogni legge finanziaria che si sussegue finisce per chiudere sempre più il rubinetto del sostegno pubblico. L’ultima Finanziaria approvata, per esempio, abolisce ogni onere a carico dello Stato per il riconoscimento del periodo di servizio civile come valido ai fini pensionistici: ciò significa che d’ora in avanti sarà il volontario stesso, qualora decidesse di riscattare il periodo di servizio civile, a doverlo fare integralmente a proprie spese, in unica soluzione o a rate mensili (fino ad un massimo di centoventi).

Ma, a parte i problemi finanziari, i responsabili delle principali associazioni del settore indicano anche altri nodi da risolvere, possibilmente in occasione della riscrittura della legge istitutiva del servizio civile nazionale (L. 64/2001), che dovrebbe arrivare in primavera.


Si chiede, ad esempio, di attribuire un rating alla miriade di gruppi del settore e ai progetti avviati, per stabilire quali fra loro sono meritevoli di maggiore attenzione, propaganda e sostegno da parte delle casse dello Stato.
Oppure si ipotizza di istituire un piccolo premio in denaro per ogni volontario da assegnare esclusivamente al termine del progetto: questo per porre un freno alla piaga degli abbandoni, per il quale undici ragazzi su cento tornano a casa a metà progetto, solitamente per scarsa motivazione.