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Fabbricati rurali, la stretta è pesante (II)

In realtà, l’analisi effettuata dall’Agenzia del Territorio si ripartisce in due azioni distinte. La prima è tesa ad individuare le cosiddette “case fantasma”, ossia le costruzioni del tutto ignote al catasto.

Il progetto, avviato da meno di due anni, comporta il confronto delle immagini satellitari con le mappe catastali: finora è stato controllato circa il 75% del territorio italiano ed è saltata fuori la bellezza di un milione e mezzo di case fantasma.


Molte saranno accatastate d’ufficio, e molte altre saranno abbattute giacché costruite in spregio delle norme urbanistiche.

La seconda azione, invece, è diretta a verificare i fabbricati censiti come rurali ma che hanno ormai perso il carattere di ruralità. Il controllo avviene principalmente verificando che il titolare del terreno cui insistono (proprietario, usufruttuario, locatario…) sia un imprenditore agricolo iscritto alla sezione speciale del Registro delle Imprese. Quando questo non avviene, il fabbricato viene spostato dal catasto dei terreni a quello dei fabbricati, con attribuzione di una rendita, base sulla quale si avviano tutti i calcoli per le imposte mai pagate.

Questa seconda azione è avviata in tre tranche annuali. Il 30 dicembre 2008 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l’elenco di tutti i Comuni sottoposti alla seconda tranche di controlli (la prima era nel 2007) e in cui risultano fabbricati che hanno perso i requisiti di ruralità.


I contribuenti interessati sono tenuti entro il prossimo luglio ad informarsi se è loro imputata una situazione di irregolarità e a provvedere a regolarizzarla chiedendo la variazione catastale dell’immobile, oppure a contestare gli esiti del controllo: le contestazioni sono infatti frequenti, sia per gli errori nei registri catastali (stratificati nel corso dei decenni), sia per le numerose situazioni di inagibilità dei fabbricati che li rendono inidonei ad essere classificati come abitazioni.