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Nuovo record del debito pubblico italiano

 Il debito pubblico italiano fa segnare un nuovo record negativo in crescita da gennaio si è tornati a sfondare il muro dei 2000 euro vista come soglia massima di riferimento. Si era avuto una tregua a fine 2012, ma a causa del sostegno finanziario organizzato dall’Europa nei confronti dei Paesi in difficoltà il debito Italiano è tornato a crescere. Banca d’Italia, nel bollettino di marzo, registra  che il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 34 milioni a gennaio 2013 rispetto al mese precedente, raggiungendo un nuovo massimo storico di 2.022,7 miliardi. Nel mese di gennaio la quota dell’Italia per il sostegno ai Paesi nell’area euro in difficoltà è stata di 0,4 miliardi, che si aggiungono a tutti gli aiuti che complessivamente raggingono i 43 miliardi.

L’aumento del debito pubblico italiano fa preoccupare sia Bankitalia che lo stesso Mario Draghi che dalla BCE non nasconde i suoi timori per l’impatto che ha un debito così elevato sulla crescita. Sul fronte delle entrate invece si riscontrano leggeri aumenti, a gennaio si è registrato nel bilancio delle Stato un introito dovuto alle tasse pari a 30,75 miliardi, che ha fatto registrare un aumento dello 0,8  per cento (0,2 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2012. Va ricordato che comunque il bollettino della finanza pubblica di gennaio è limitato dalla disomogeneità nei tempi e nelle modalità di contabilizzazione di alcune entrate, infatti bisogna tener presente cha alcune entrate slittano dal mese di dicembre a quello di gennaio dell’anno successivo quindi vengono regiostrate come anno in corso nonostante appartengano all’anno antecedente. Ciò non toglie che il 2012 ha fatto registrare a causa dell’Imu e degli altri aumenti di imposta un aumento rispetto al 2011 del 2,8% .

Quindi la situazione che si delinea, non è rosea per il nostro Paese che continua ad incassare soldi dalle tasse, ma non riesce a investire e sopratutto a ripartire in termini di crescita, è una situazione di immobilismo che di certo non fa bene agli italiani e sopratutto alle imprese in termini di investimenti e occupazione.