Prodi non rinnova la tessera del PD

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Romano Prodi non rinnova la sua tessera del Pd. La notizia non è stata ancora confermata ma, qualora si accertasse al cento per cento la veridicità della scelta, allora sarebbe una scelta assolutamente pregna di significati quella di Prodi. Basti pensare a quanto Romano Prodi ha fatto per il Partito Democratico, per l’Ulivo guardando ancora più indietro e, fuori dalla logica di partito o di schieramento, quanto inevitabilmente ha rappresentato la sua figura per il nostro Paese al di qua e al di là dei nostri confini nazionali.

Le parole del segretario PD di Bologna

All’origine della notizia ci sono le dichiarazioni sibilline del segretario del Partito Democratico di Bologna Raffaele Donini che se da un lato si augura pubblicamente che la scelta di non rinnovare la tessera del Partito democratico da parete di Romano Prodi non sia vera o almeno non sia definitiva, dall’altro impiega meno di un secondo a individuarne le cause. E, ovviamente, in maniera intuibile, il pensiero del segretario del Partito Democratico di Bologna è lo stesso della maggioranza di chi ha letto la notizia e corre veloce alle fasi più concitate dell’elezione del Presidente della Repubblica. Donini bolla senza mezze parole il comportamento riservato a Prodi come una vera e propria vigliaccata, ma, senza arrivare a ciò, lo scalpore destato dalla mancata elezione a Presidente della Repubblica per mano degli stessi che lo avevano richiesto ha lasciato il segno (leggi: L’Assemblea Nazionale del PD).

L’elezione mancata al Quirinale

In effetti il passaggio ebbe dell’incomprensibile: il Partito Democratico nella persona dell’allora segretario Pierluigi Bersani cerca di ricompattare le fila del proprio partito perennemente diviso in fazioni facendo il nome di Romano Prodi, personalità su cui nessuno all’interno del Pd avrebbe avuto da ridire. Fatto sta che, al momento dello scrutinio, ci si rende conto che oltre al normalissimo voto contrario del Popolo della Libertà e di altri schieramenti, quello che manca è proprio un centinaio di voti interni al Pd (si parla di 101 per l’esattezza). Di qui il nome di Prodi è stato letteralmente bruciato in poche ore e Bersani stesso pagò decidendo di rassegnare le dimissioni (leggi anche: Il Pdl ripropone la legge anti-intercettazioni).