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Scontro Berlusconi – Bersani sul governissimo

Prove sempre più difficili di dialogo tra Berlusconi e Bersani. Con l’inserimento di Beppe Grillo e del suo Movimento a Cinque Stelle che il prossimo Presidente della Repubblica lo vuole scegliere su internet. Nulla di più complesso in questo frangente della vita politica del nostro Paese: e nulla di più inutile proprio in un momento come questo laddove le parole d’ordine dovrebbero essere serietà e rapidità. Fatto sta che sono passati quasi due mesi dalle elezioni del 24 e del 25 febbraio e l’incertezza impera ancora.

Tutti contro tutti

Allo stato delle cose, almeno per quella parte degli avvenimenti della politica italiana sono pubblici ed avvengono sotto gli occhi di tutti, la logica che sta informando gli incontri, i comizi e le dichiarazioni incrociate è quella del muro contro muro. O, se preferiamo, è la logica del tutti contro tutti. E se un approccio di tal tipo proviene da Beppe Grillo ce lo dobbiamo aspettare perché fa parte del suo stile e la rottura con i vecchi partiti è parte integrante del programma del suo Movimento a Cinque Stelle (leggi: Elezione capo dello stato. I dieci nomi del M5S). Ci stupisce di più, leggermente, che la logica del muro contro muro arrivi da Berlusconi e Bersani. E, nei fatti, a dire il vero, ci crediamo anche meno perché non è un segreto che i due staff stanno lavorando ormai da tempo sotto traccia al doppio tavolo: formazione del nuovo esecutivo ed elezione di un Presidente della Repubblica di garanzia (leggi: Patto segreto Berlusconi – Bersani).

Il no di Bersani al governissimo. Berlusconi vuole andare a votare

Fatto sta che dobbiamo registrare l’apparente frattura Berlusconi – Bersani delle ultimissime ore: da un lato il leader del Partito Democratico e della coalizione di centrosinistra ha escluso in modo categorico l’opzione del governissimo tanto caro al cavaliere. Dall’altro, Berlusconi non ha tardato a far giungere la propria risposta: un durissimo attacco a Bersani che non è stato in grado di formare uno straccio di governo in quasi due mesi e un vero e proprio aut aut al Partito Democratico e alle altre forze politiche: o si riesce a formare un governo forte e stabile – verosimilmente un governo di ampia coalizione – o, nell’ottica del Popolo della libertà, l’unica soluzione è tornare alle urne a giugno.