Tortura, il Senato stoppa l’approvazione della legge

di Redazione Commenta

Una battuta d’arresto per la legge che avrebbe dovuto introdurre il reato di tortura in Italia. Il Senato ha rinviato la discussione e l’approvazione a settembre. Una notizia dell’Ansa ha gelato quanti pensavano di poter dire addio ad altri casi come quelli di Cucchi, Uva o Aldrovandi. 

La notizia Ansa di ieri è questa:

L’Aula del Senato sospende l’esame del disegno di legge sulla tortura. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo su richiesta di Fi, Lega e Cor. Si sono espressi contro solo Sel-Si e M5S. Il Pd ha accettato lo stop al provvedimento. Mentre il governo, sottolinea Loredana De Petris (Sel) “non ha detto una parola”.

Il motivo del contendere sembra essere una parola che Alfano&C vorrebbero reintrodurre nell’articolo 1 della legge cambiandone totalmente la natura

Chiunque, con violenza o minaccia grave, cagiona reiterate lesioni o sofferenze fisiche o psichiche ad una persona, al fine di ottenere da essa o da altri informazioni o dichiarazioni ovvero di punirla per un atto che essa o altri ha commesso o è sospettata di aver commesso ovvero di intimorirla o di condizionare il comportamento suo o di altri, ovvero per motivi di discriminazione etnica, razziale, religiosa, politica, sessuale o di qualsiasi altro genere, è punito con la reclusione da tre a dieci anni. La stessa pena si applica a chi istiga altri alla commissione del fatto o non ottempera all’obbligo giuridico di impedirne il compimento.

Il Post affronta da una prospettiva squisitamente politica, tutta la faccenda

Ieri il Senato ha deciso di sospendere l’esame del ddl, che fino a qualche giorno fa sembrava essere ormai prossimo all’approvazione definitiva. Mentre si sapeva già da tempo che Forza Italia e Lega Nord erano contrarie, negli ultimi giorni sono sorti dubbi e agitazioni all’interno dei partiti di centro che sostengono la maggioranza di governo in Senato, a partire da Nuovo Centrodrestra. Il ministro dell’Interno e leader del partito, Angelino Alfano, già a inizio settimana aveva detto che nel testo si doveva reinserire la parola “reiterate” nel primo articolo per rendere accettabile la legge.