L’orgoglio leghista e le scuse di Bossi

di Gianni Puglisi Commenta

Eppure, oltre alle rassegnate dimissioni di qualche giorno fa, Umberto Bossi avrebbe desiderato scusarsi con il popolo padano per il comportamento dei propri figli.

La disfatta, completa e totale, della Lega Nord sembrerebbe non essere stata avvertita, o per lo meno non essere stata pienamente avvertita in tutta la propria concretissima realtà, dai militanti più duri e puri del partito padano che, riunitisi in questi giorni a Bergamo, in occasione di quelle che sarebbero state immediatamente ribattezzate quali le “Giornate dell’Orgoglio Leghista”, si sarebbero schierati ora con uno (Umberto Bossi) ora con l’altro (Roberto Maroni) leader della Lega Nord ma mai, in nessun momento, contro i vertici del partito.

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Permane dunque, anche a causa delle parole, estremamente violente, espresse sia da Maroni che Bossi, non solamente la rabbia per essere stati tacciati di collusione con le associazioni mafiose (collusione, però, in via di definizione presso le procure della Repubblica di Reggio Calabria e di Napoli) bensì anche la fervente convinzione di essere stati scaricati, sul ciglio della strada nonché al primo momento utile, da una sorta di gigantesco, ed irreale, complotto nazionale ordito da non meglio precisati ignoti.

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Eppure, e non se ne capirebbe davvero il motivo, oltre alle rassegnate dimissioni di qualche giorno fa, sicuramente apprezzate dalle più importanti forze politico-sociali italiani seppur non strettamente dovute, Umberto Bossi avrebbe desiderato, a margine del convegno bergamasco, scusarsi con il popolo padano per il comportamento dei propri figli (che dietro a questo atteggiamento remissivo vi sia effettivamente un fondo di verità nelle accuse della magistratura?).

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