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Abolizione delle Province, primo atto

E’ partito il treno delle riforme per quanto riguarda il progetto di abolizione delle Province all’interno del nostro Paese. Non si tratta di un progetto nuovo di zecca, questo è fuori dubbio, ma è altrettanto vero che questa volta sembra si faccia sul serio. Perché le esigenze di risparmio sono sentite da tutti, perché chi tempo fa si opponeva a un simile taglio oggi sembra aver digerito la decisione assai dolorosa dal proprio punto di vista e perché a proporlo e, forse, a portare a termine un progetto di tale portata, non vi è un governo politico in senso stretto ma un governo di unità nazionale che per sua stessa natura e composizione dovrebbe incontrare meno ostacoli e meno opposizioni.

Il ddl costituzionale

Ma, come nostra buona abitudine consolidata ormai da lungo tempo, procediamo con ordine e iniziamo ad analizzare con la precisione del caso le varie fasi dell’iter burocratico e legislativo che il progetto di abolizione delle Province prevede. Cominciamo da oggi: a quanto pare proprio entro la giornata di oggi il consiglio dei Ministri dovrebbe dare il via libera al disegno di legge costituzionale che ha per oggetto l’abolizione delle Province. Il contenuto di tale ddl costituzionale è molto semplice, e anche breve – di qui la previsione dell’approvazione in tempi rapidi – che consiste nel cancellare ogni riferimento presente in Costituzione al concetto e al termine stesso di Province con ovvio riferimento in primis all’art. 114 (leggi anche: Bocciata l’abolizione dell’imu).

Il ddl ordinario

Ma, ovviamente, in maniera intuibile, il disegno di legge costituzionale di oggi non è che il primo capitolo della riforma volta ad ottenere l’abolizione delle Province in Italia. Il vero fulcro tematico e concettuale dell’intera riforma non è infatti contenuto nel ddl costituzionale che verrà approvato oggi ma sarà riorganizzato all’interno di un disegno di legge ordinaria (si prevedono massimo 16 articoli) che verrà discusso entro una decina di giorni a partire da oggi. Ciò perché l’esecutivo vuole aspettare prima la pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale che ha decretato la bocciatura di quello che era l’iter cominciato a suo tempo dal governo tecnico del premier Mario Monti (leggi anche: Letta: Province e debiti PA).