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Motivazioni condanna dirigenti Google

Settimana scorsa ha fatto molto scalpore la sentenza del Tribunale di Milano che ha condannato tre dirigenti Google per il caso della pubblicazione del video di un ragazzo down picchiato ed insultato dai compagni di classe, qualche anno fa.

Ora sono arrivate le prime motivazioni della Procura di Milano, la quale sostiene il proprio operato contro BigG.

La tesi accusatoria si basa sull’articolo 41 della Costituzione Italiana, il quale prevede che la libertà di iniziativa economica deve trovare un contemperamento nel rispetto dei diritti fondamentali della persona.

In un documento inviato al giornale L’Espresso, i PM, sostengono le motivazioni che hanno portato alla condanna di Google. Secondo la Procura Google non può ritenersi solamente un intermediario tra i vari utenti di Google Video, non assumendosi quindi nessuna responsabilità.

I PM hanno anche precisato che l’applicazione della normativa sul commercio elettronico non rientra nelle questioni relative al diritto alla riservatezza, con riguardo al trattamento dei dati personali.

Come si legge nel documento, l’uso dei dati personali a fini di lucro e trattati presso la sede di Google Italy a Milano, rientra nell’ambito di applicazione della normativa europea e italiana a tutela della persona.

Fini di lucro in quanto nella documentazione di Google Italia si legge che la missione era quella di monetizzare ogni video presente sul sito.