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Riforma dell’università: il decreto Gelmini passa anche al Senato

Il ministro dell’istruzione Gelmini, che vediamo nella foto, ha proposto il decreto legge sulla riforma dell’università anche al senato ed è stato approvato senza l’intervento favorevole di Partito Democratico, Italia dei Valori e UDC. Tra i punti della riforma ritroviamo alcune spunti interessanti che potrebbero migliorare la situazione dell’insegnamento.

Si da infatti maggiore importanza alla meritocrazia attuando una serie di nuove regole di accesso ai concorsi per regolamentare la docenza e la ricerca universitaria. Sono presenti quindi nuove norme anti baronaggio e aiuti ed incentivi per richiamare la famigerata fuga di cervelli verso l’estero che da ormai più un secolo penalizza la ricerca italiana con conseguente perdita di importanti brevetti.


Le università in difficoltà finanziarie subiranno un blocco delle assunzioni. Le università che spendono quasi il totale del finanziamento per effettuare il pagamento dei professori subiranno un blocco per i concorsi di assunzione. Per fronteggiare la lotta al baronaggio è stata attuata una procedura macchinosa, ma, a detta della stessa Gelmini, utile a garantire una discontinuità nel processo di assunzione di nuovi professori attraverso l’uso del sorteggio delle commissioni.


Per incentivare l’ingresso dei cervelli fuggiti è stata introdotta una normativa che permette alle università di assumere con contratto di professore ordinario o associato attraverso la chiamata diretta il ricercatore residente all’estero. Una norma interessante è quella di fornire maggiori risorse finanziarie a tutti quegli atenei virtuosi e a studenti meritevoli. Saranno destinati altresì 65 mln di euro per il restauro di edifici non considerati agevoli.