I saggi: dieci giorni di tempo

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La nuova fase della politica italiana ha avuto inizio oggi. A conti fatti i toni da svolta epocale mancano perché da un lato non c’è voglia di calare un alone di novità ad una soluzione che rimane pur sempre una soluzione emergenziale, e, dall’altro, perché parlare di svolta epocale con una serie di saggi e di nomi che, di fatto, entrano ed escono dal mondo della politica da più di uno o due decenni non avrebbe molto senso. Fatto sta che l’extrema ratio proposta nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica, quella de I saggi di Napolitano, ha preso il largo nella giornata di oggi.

La mission dei saggi di Napolitano

Il senso della mossa del Capo dello stato è quello di prolungare le consultazioni in modo nuovo e assolutamente irrituale, affidandole, nei fatti, non agli uffici competente del Quirinale, non al Presidente del Consiglio incaricato a formare il prossimo governo, ma affidandole ad un gruppo di circa dieci personalità di spicco. L’obiettivo dei saggi scelti da Napolitano è sondare il terreno tra i differenti schieramenti politici per trovare i punti comuni e le convergenze attorno a cui rintracciare quella giusta dose di consenso necessaria alla formazione di quello che, in fin dei conti, non sarà nient’altro un governo di scopo (sempre a patto che i saggi riescano a portare a casa la loro mission). La novità più recente che emerge dopo le primissime fasi di lavoro per i saggi scelti dal Presidente della Repubblica ruota intorno alla tempistica di lavoro: nel senso che i saggi avranno al massimo una decina di giorni per trovare il consenso necessario alla formazione di un nuovo governo.

I problemi del Paese

L’obiettivo dei saggi ribadito ancora nella giornata di oggi da una nota del Quirinale non consisterà nell’indicare una coalizione di governo o, anche, nel suggerire al Presidente della Repubblica una tipologia di esecutivo a scapito di un’altra (leggi: M5S contro i saggi di Napolitano). L’obiettivo alla base della loro nomina, come del resto è stato più volte ribadito da più parti, è quello di rimettere all’attenzione del Paese e, ovviamente, in maniera intuibile, al centro del lavoro della nuova classe politica del nostro Paese, i problemi più seri e urgenti dell’Italia.