Silvio Berlusconi odia il rosso

di Gianni Puglisi Commenta

Ma gli attacchi non sono solo per le cosidette “toghe rosse”, ma anche per i “giornalisti rossi”, i quali..

Da Montesilvano, in provincia di Pescara, il premier Berlusconi, lì per la campagna elettorale in vista delle votazioni regionali, ha attaccato duramente l’opposizione, in particolar modo Antonio Di Pietro, originario della zona, pricipale esponente dell’IDV e magistrato allorquando dovette indagare nel processo “Mani Pulite”.

Proprio questo processo, pur avendo accertato i reati di centinaia di politici dei tempi, con conseguenti condanne per i rei, è stato più volte accusato dallo stesso capo di governo di essere il responsabile del regresso economico del nostro Paese, il quale era riuscito ad assicurare il benessere ai propri abitanti grazie al pentapartito, poi smembrato e distrutto dal suddetto processo, che, sempre per il Primo Ministro, è stato solamente un’azione politica condotta contro la democrazia da magistrati faziosi, che avrebbero voluto consegnare la nostra Nazione nelle mani dei comunisti, portatori di terrore e morte.


In questo contesto si riesce a capire il perchè un altro capo di governo, l’ormai defunto Bettino Craxi, sia stato definito più volte un esule suo malgrado, e non un latitante, visto che egli non si fece mai processare de visu, cosa che avrebbe tranquillamente potuto fare se tutte le sue azioni fossero state irreprensibili.

Ma gli attacchi non sono solo per le cosidette “toghe rosse”, ma anche per i “giornalisti rossi”, i quali, in uno Stato in cui il Presidente del Consiglio possiede tre emittenti nazionali, di cui una condannata come abusiva dalla Cassazione e dalla Corte Costituzionale (Rete 4), occupano lo scenario televisivo con risse verbali e menzogne nei confronti del Premier, atte a screditare la figura dello stesso.


La RAI non è solo un problema per le sue trasmissioni “faziose” (Primo Piano, Ballarò, Anno Zero, Porta a Porta), ma anche per la sua Commissione di Vigilanza, dove Villari, eletto con i voti della maggioranza e contro il volere dell’opposizione, non si vuole dimettere, e riguardo a ciò Berlusconi afferma che lui e il suo partito non possono farci nulla, definendo la situazione kafkiana.