Matrimonio stranieri in italia

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In base alla legge 94/2009 le persone straniere che intendono entrare nel vincolo del matrimonio devono presentare il passaporto in corso..

L’Italia, come del resto, gran parte dei paesi occidentali del mondo è diventato un territorio multietnico e come tale sono diventati sempre più frequenti i matrimoni e le unioni tra persone straniere dove almeno uno dei futuri coniugi non è italiano.

E’ bene sapere che, in base al decreto sicurezza, sono state modificate alcune regole che ottimizzano le unioni straniere. Sono state modificate per riuscire a emarginare la piaga in un cui l’unione era prettamente per motivi economici o di profitto e non per amore.

In base alla legge 94/2009 le persone straniere che intendono entrare nel vincolo del matrimonio devono presentare il passaporto in corso di validità, il nulla osta offerto dal consolato o dall’ambasciata del paese di provenienza e un documento che attesti un regolare soggiorno in Italia.


Il permesso di soggiorno deve essere valido ed il rinnovo deve essere richiesto almeno 60 giorni prima della scadenza attraverso un pagamento di 200 euro. E’ chiaro che il versamento del contributo di 200 euro è nullo per le richieste di soggiorno per motivi umanitari o di asilo politico.


I due futuri coniugi devono essere in grado di intendere e di volere, non devono avere matrimoni in corso alle spalle e devono essere maggiorenni. Il matrimonio tra minorenni è possibile a patto che i due abbiano compiuto i 16 anni di età ed il permesso deve essere concesso dal Tribunale dei Minori.

Durante il rito civile devono essere presenti due testimoni e se anche loro risultano essere extracomunitari devono presentare il permesso di soggiorno valido. In caso di mancata conoscenza della lingua italiana, è possibile che il matrimonio venga celebrato con l’ausilio di un interprete.

A seguito del matrimonio il cittadino straniero residente in Italia, può richiedere la cittadinanza solamente dopo due anni di residenza legale all’interno del territorio italiano che diventano tre se il cittadino risiede all’estero.