Fitch taglia il rating dell’Italia

di Redazione Commenta

Fitch taglia il rating dell’Italia da A- a BBB+. Il tanto temuto downgrade del rating dei titoli di Stato italiani è arrivato nella giornata di ieri. Se ne parlava da tempo a dire il vero e, da più parti, il taglio del rating era stato già ventilato: nelle ultimissime settimane poi, era solo questione di tempo perché l’agenzia di rating Fitch aveva già espresso il suo giudizio negativo in merito al risultato elettorale maturato alle elezioni del 24 e 25 febbraio. Non un giudizio di valore, ma una constatazione della paralisi istituzionale (leggi anche: Spread e rating dopo le elezioni).

Il downgrade del rating di titoli di Stato italiani

L’agenzia di rating internazionale Fitch ha deciso il downgrade del rating dei titolo di Stato italiani per un mix di ragioni: da un lato la persistente recessione che mina l’economia del nostro Paese, dall’altro il risultato elettorale inconcludente. Del resto, si sa che l’incertezza determinata da risultati elettorali in cui, ancora oggi, a stento si può sancire il vincitore reale è il peggior nemico della Borsa, degli investimenti e del mercato finanziario in senso lato. Di fatto, secondo Fitch, la paralisi istituzionale in cui è sprofondato il nostro Paese rappresenta una zavorra indiscutibile nel processo di risanamento economico che stava iniziando a dare i suoi frutti. A riprova del rallentamento dei progressi italiani, Fitch pubblica anche la sua previsione in merito alla crescita del nostro Pil e alla situazione del debito pubblico. I tecnici dell’agenzia di rating prevedono una crescita negativa del nostro Prodotto Interno Lordo pari al -1,8% e un debito prossimo al 130% (leggi anche: La disoccupazione in Italia continua a crescere).

Le ragioni e le conseguenze del taglio del rating

Le reazioni ufficiale del ministero dell’Economia, in maniera intuibile, non si sono fatte attendere. Ovviamente, da un lato, tendono a sminuire la portata negativa del downgrade del rating dei titoli di Stato italiani fatta da Fitch, e, dall’altro, provano a ridimensionare la paralisi istituzionale in cui i risultati elettorali hanno gettato il nostro Paese classificandola come un accadimento assolutamente probabile in qualsiasi democrazia. Ed ancora, dal ministero dell’Economia ci tengono a sottolineare che è formalmente scorretto parlare di Paese bloccato dopo le elezioni in quanto un governo al momento c’è – il governo tecnico del premier dimissionario Mario Monti – ed è assolutamente in grado di provvedere al disbrigo degli affari correnti.