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La bellezza di pagare le tasse

Molti italiani si dimenticano, a dire il vero molto spesso, non solo dell’importanza di pagare le tasse, bensì anche della bellezza di un tale atto di civiltà che non dovrebbe essere dovuto bensì esperito con gioia.

Ne parliamo oggi poiché, nel corso dell’estate, sarebbero stati divulgati i dati di un’interessante ricerca condotta dalla Banca d’Italia, purtroppo passata sotto tono, che chiedeva, ad un considerevole campione di popolazione, se fosse disponibile a subire un discreto aumento della pressione fiscale.

La risposta, sorprendentemente, è stata, nella maggior parte dei casi, decisamente positiva.


Troverebbero giustificazione, dunque, le affermazioni espresse da Oliver Wendell Holmes jr (“Mi piace pagare le imposte; così facendo compro civiltà”) o dal geniale Tommaso Padoa-Schioppa sulla bellezza delle tasse e sul fatto che questo sensazionale strumento messo a disposizione dei governi fosse uno dei modi più efficaci per trasformare gli individui, massa informe ed egoista, in una comunità responsabile.

Perché, dunque, gli italiani non la pensano nello stesso modo dell’importante economista italiano?

E dire che, secondo alcune recenti ricerche condotte dall’OCSE, i Paesi scandinavi sono decisamente più tassati degli italiani, pur non lamentandosi della situazione.

Cosa c’è, dunque, di diverso? Cosa separa, così radicalmente, le due realtà?

Ebbene la risposta è davvero molto semplice ma, purtroppo, tutt’altro che scontata e riguarda la qualità dei servizi offerti alla comunità che, proprio grazie alle tasse, è divenuta tale.

In Italia, è giusto dirlo, si perde sempre, e miseramente, il confronto tra qualità delle entrate e qualità della spesa concentrandoci, nel dibattito politico, così come nel dibattito del bar, soltanto sulla differenza, a volte minima, tra quantità delle entrate e quantità delle uscite.

Tutti, cioè, si lamentano della quantità delle entrate. Nessuno, invece, sulla qualità delle uscite correlate alle suddette entrate.

Così facendo si potrebbero cominciare ad offrire servizi quantitativamente inferiori ma qualitativamente superiori che, col tempo e la dedizione, verrebbero estesi a tutta la popolazione.

Allora tutti scoprirebbero la bellezza di pagare le tasse.