Sotto occupazione è il problema italiano

di Gianni Puglisi Commenta

Il vero problema dell'Italia è quello della scarsa qualità dell'occupazione.

Si sostiene, ormai da lungo tempo e a gran voce da più parti, come il principale problema italiano, che inficia gli sforzi del governo per il risanamento delle finanze pubbliche, sia quello della disoccupazione.

Si può altresì sostenere, però, come, sebbene la disoccupazione sia un problema certamente non rappresenti il problema che, risolto, potrebbe far tornare a sorridere gli italiani.

5 MILIONI DI DISOCCUPATI IN ITALIA


Certamente è vero, considerando i dati statistici diffusi periodicamente dall’Istat, che i disoccupati italiani, specialmente se consideriamo i giovanissimi, sono davvero molti ma, analizzando questo dato in maniera non assoluta bensì relativamente alla situazione occupazionale dell’Eurozona e, più in generale, del mondo Occidentale, si scoprirebbe come gli abitanti del Bel Paese siano decisamente ben messi.

Da noi, infatti, i disoccupati sono, ormai stabilmente, l’8,1% della popolazione, contro il 9% degli statunitensi, il 9,5% dei francesi, il 20,9% degli spagnoli.

Ci superano, come al solito, soltanto i tedeschi, con un tasso di disoccupazione fermo al 6%.

Perché, allora, si fa tanto parlare del problema della disoccupazione?

INDENNITÀ DISOCCUPAZIONE APPRENDISTI 2011

Molto probabilmente poiché sia la stampa , che i politici, che gli analisti, sbagliano nel definire il nostro quale un problema di disoccupazione, affermazione che, come abbiamo visto, è una mezza verità.

Il vero nostro problema, invece, è precisamente quello dell’occupazione o, meglio, della sotto occupazione, dilagante e serpeggiante, della quale si tiene davvero poco conto e che è strettamente correlato al problema della scarsa istruzione o degli scarsi investimenti fati sul nostro futuro personale.

Per capirlo e per spiegarlo facciamo due esempi concreti.

Il primo riguarda la Grande Crisi che ha seguito il crak Lehman del 2008. Da allora, infatti, moltissimi lavoratori hanno perso o hanno rischiato di perdere il proprio posto di lavoro oppure, nel caso in cui abbiano terminato gli studi in questi anni, hanno incontrato molte difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro.

Pochi sanno, però, che a venir maggiormente colpiti dalla crisi, statisticamente parlando, siano proprio stati gli immigrati che, scarsamente istruiti, non hanno saputo rivalutarsi e hanno dovuto seguire, impotenti, il corso della storia.

Il secondo, invece, riguarda la situazione occupazionale della Thailandia. Stupirà molti sapere che in quel Paese, semi-sconosciuto per la realtà, il tasso di disoccupazione sia pari allo 0,7%.

Il tasso di sotto occupazione, sebbene sia difficilmente calcolabile poiché implica tematiche sociali e morali, è invece sensibilmente più alto, non essendoci alcuna forma di associazionismo sindacale, di tutela dei minori, di prestazioni salariali minime, di parità tra uomini e donne.

Si capisce bene, dunque, il significato della nostra introduzione e si intuisce, quindi, come, osservando il problema da questa prospettiva, la questione della occupazione si amplifichi a dismisura relegando l’Italia agli ultimi posti in materia di:

– tasso di occupazione totale (ovverosia la percentuale degli occupati in relazione alla popolazione in età lavorativa)

– tasso di occupazione femminile

mentre, invece, sia ai primi posti in materia di:

– tasso di precarietà lavorativa

– tasso di impieghi a tempo parziale

Da ciò si intuisce, dunque, come gli italiani, sebbene siano quasi tutti impiegati, siano principalmente uomini impiegati precariamente.