Ennesimo capitolo per lo Stadio della Roma, anzi, per Roma. È stato arrestato il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito. L’accusa è corruzione per aver incassato tangenti per evitare problemi in alcune delibere. In pratica, è stato pagato affinché il costruttore Parnasi non avesse problemi su delibere già approvate. È questo il fallimento della città, dove gli imprenditori pagano personaggi, che tra l’altro in questo caso non ha nessuna influenza sugli iter burocratici, per far sì che nessuno si metta di traverso su progetti già approvati.
Chi investirebbe in questa città
La domanda è più che pertinente. Pallotta è un imprenditore americano, che pensava di fare un investimento nella città, riqualificando un’area fortemente degradata, e che ha trovato mille difficoltà. Il simbolo di queste difficoltà fu il vincolo di una funzionaria dei Beni Culturali su una tribuna pericolante dell’ecomostro di Tor di Valle. Una tribuna di un architetto famoso diventata come il Colosseo.
Quale imprenditore investirebbe nella città, dopo aver visto le difficoltà di Pallotta nel costruire uno stadio che riqualificherrebbe un’area e ne sbloccherebbe un’altra, quella dell’Olimpico, che non può più sopportare l’impatto di una partita?
È questo il vero nodo. I PM hanno fatto già sapere che l’inchiesta tocca solo marginalmente il progetto dello stadio. De Vito non ha firmato nessun documento che riguarda il progetto, la Roma non è coinvolta e tutto è stato approvato senza illeciti.
Ma un imprenditore che voglia investire in città, sa che dovrà pagare anche facendo tutto per bene solo per non avere qualche oscuro politico o funzionario che inventi un cavillo per ritardare un progetto.