Politiche ambientali e crisi economica

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La crisi economica mondiale ha fatto passare in secondo piano anche gli impegni internazionali in materia di ambiente, biodiversità e cambiamenti climatici

Sono passati quasi 20 anni dal 1992, l’anno in cui si svolse la storica conferenza sul tema “ambiente e sviluppo” a margine del vertice mondiale delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro. In quella memorabile occasione per la prima volta venne raggiunto un accordo “globale” per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità.


L’accordo, sottoscritto inizialmente da 150 dei paesi presenti al vertice, ha raggiunto nel corso degli anni l’adesione di oltre 180 paesi, anche se ci sono dei casi eclatanti di paesi che hanno sottoscritto la Convenzione e non l’hai mai ratificata (primo paese tra tutti gli Stati Uniti d’America).
I principali obiettivi fissati dalla Convenzione (entrata in vigore nel dicembre del 1993) riguardano la “conservazione e l’uso sostenibile” degli elementi della biodiversità e una distribuzione equa ed equilibrata dei vantaggi derivati dalle risorse genetiche.
Nel corso degli anni, anche in seguito alla crescita dei paesi “emergenti” è cresciuta la preoccupazione per le conseguenze sociali, economiche culturali, oltre naturalmente a quelle ecologiche dovute alla perdita di biodiversità, ed è proprio che questo motivo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva dichiarato il 2010 anno internazionale della “Biodiversità”, con lo scopo di sensibilizzare e rilanciare l’argomento a livello mondiale.
Purtroppo però la crisi economica globale che ha investito molte delle grandi potenze ha finito per sopraffare anche i temi ambientali e dello sviluppo sostenibile, al punto che durante l’ultimo vertice G-20 svoltosi a Cannes dal 3 al 5 novembre non hanno praticamente trovato spazio.
Perfino l’argomento della lotta ai cambiamenti climatici, sempre in primo piano nei vertici precedenti, è stata rinviata ai prossimi appuntamenti, nonostante ci siano degli impegni sottoscritti dalle nazioni .
Intanto, alla vigilia del ventesimo anniversario della Convenzione di Rio, l’Italia ha un nuovo ministro dell’Ambiente, Corrado Clini

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che proprio a queste tematiche ha dedicato grande impegno, infatti fino al momento della sua nomina era a capo prorpio della Direzione per lo sviluppo sostenibile, il clima e l’energia del ministero dell’Ambiente.