Disputa sulla legge elettorale (II)

di Redazione Commenta

in questo modo, i nuovi europarlamentari saranno coloro iscritti nei primi posti delle singole liste, mentre i rimanenti candidati..

Sebbene fosse una questione già oggetto in passato di dibattito fra le forze politiche, è solo negli ultimi giorni che la questione delle preferenze sembra essere tornata prepotentemente alla ribalta.

In sintesi, nel progetto di legge presentato dal Governo per riformare la legge elettorale per il Parlamento Europeo si punta verso l’abolizione della possibilità per l’elettore di scegliere fra uno a tre candidati (a seconda della circoscrizione) all’interno di una stessa lista, introducendo invece le liste bloccate:


in questo modo, i nuovi europarlamentari saranno coloro iscritti nei primi posti delle singole liste, mentre i rimanenti candidati svolgerebbero un ruolo di pura formalità, senza avere un’autentica possibilità di elezione; per intenderci, è lo stesso principio applicato nella legge elettorale per le politiche.

La scelta è stata giustificata da Silvio Berlusconi con la volontà di assicurare in partenza che in Europa siano mandati solo professionisti scelti, in grado di tutelare efficacemente gli interessi italiani. A detta del premier, lasciare la libertà all’elettore comporterebbe avvantaggiare non il candidato più competente bensì quello che riesce a vendere meglio la sua immagine in campagna elettorale.

Per i partiti di opposizione, al contrario, questa soluzione è vista come una lesione della democrazia, e anche fra i banchi del centrodestra si levano diverse voci perplesse, come quella di Raffaele Lombardo (MpA), mentre Calderoli (Lega Nord) si dichiara disponibile a confrontarsi con l’opposizione per apportare miglioramenti.


Nelle ultime ore, tuttavia, pare che per il Presidente del Consiglio quella delle preferenze non sia una questione su cui battersi all’ultimo sangue. Ricordando di aver promesso in campagna elettorale che nessuna modifica sarebbe stata apportata alle leggi elettorali vigenti senza un ampio consenso, Berlusconi si è dichiarato possibilista sull’ipotesi di mantenere senza nessuna modifica il sistema di voto oggi vigente.