Strage Thyssenkrupp oggi la sentenza del tribunale di Torino

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Oggi a Torino è attesa la sentenza del tribunale contro la strage della Thyssenkrupp, dove il 6 dicembre del 2006, a causa di un improvviso rogo, persero la vita sette operai e molti altri rimasero feriti.

Oggi a Torino è attesa la sentenza del tribunale contro la strage della Thyssenkrupp, dove il 6 dicembre del 2006, a causa di un improvviso rogo, persero la vita sette operai e molti altri rimasero feriti.
Oggi la corte d’Assise di Torino emanerà la sentenza in cui risultano imputati i responsabili del terrificante incidente, in modo particolare l’amministratore delegato Herald Espenhahn (che dovrà anche rispondere dell’ipotesi di reato più grave) che rischia dai nove ai sedici anni e mezzo di carcere.



Dal gennaio del 2009 si sono susseguite circa una novantina di udienze in cui i parenti delle vittime che si sono costituiti a parte civile, hanno chiesto che i pm Raffaele Guariniello, Francesca Traverso e Laura Longo richiedano come condanna 16 anni e mezzo per l’amministratore delegato, 13 anni e mezzo per Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri, nove anni per Daniele Moroni accusati invece di omicidio colposo ma con colpa cosciente.
In più i pm hanno chiesto anche un’ammenda di un milione e mezzo, la conseguente revoca di finanziamenti e sovvenzioni e lo stop relativo a qualsiasi tipo di pubblicità per l’azienda.
Oltre a questo si aggiungono anche la possibilità di pubblicazione della sentenza sui quotidiani internazionali, 800 mila euro di multa per il reato e l’apertura di un’inchiesta relativa a i presunti falsi testimoni che sono stati portati dalla difesa.
Gli avvocati della difesa sostengono inoltre che è come se Herald Espenhahn avesse soltanto pronosticato un possibile incidente non accettando così che si sarebbe potuto verificare in modo da non ammettere che si è trattato di un assassinio vero e proprio.
L’accusa invece ribadisce che l’a.d. era intenzionato a chiudere lo stabilimento di Torino e che quindi era ovvio che non se ne interessasse, rinunciando così ad investire nella sicurezza antincendio e puntando soltanto sulla buona fortuna.