Verso la riforma del processo penale (I)

di Redazione Commenta

In realtà, si tratta solo del primo tassello: venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha varato..

Se la drammatica vicenda di Eluana Englaro, con i suoi connessi politici, non avesse occupato le prime pagine dei giornali di questi giorni e le attenzioni dell’opinione pubblica, non c’è dubbio che il dibattito fra i partiti sarebbe concentrato sul progetto di riforma del processo penale, che contiene numerosissime novità e non tutte destinate a raccogliere il consenso delle opposizioni.

In realtà, si tratta solo del primo tassello: venerdì scorso il Consiglio dei Ministri ha varato un disegno di legge, contenente i punti principali della riforma, che ora il Parlamento dovrà verificare, eventuale correggere e infine approvare.


Dopodiché, molti punti della riforma saranno operativi solo con altrettanti decreti ministeriali che il Governo potrà varare solo in una fase successiva: il tempo per le discussioni e per le polemiche, dunque, non mancherà di certo.

Il premier Silvio Berlusconi parla di “un testo lungamente elaborato su cui c’è stato voto unanime”, cui ha lavorato principalmente il Guardasigilli, Angelino Alfano. Gli obiettivi dichiarati sono una maggior tutela dei diritti dell’imputato, una riduzione del potere d’indagine dei PM a favore della polizia giudiziaria, una maggiore trasparenza sull’attività dei tribunali.


Vediamo dunque i tratti salienti della riforma targata Alfano. La novità forse più significativa è il divieto per il pubblico ministero (ribattezzato “avvocato dell’accusa”, a sottolineare la parità con l’omologo difensore dell’imputato) di aprire fascicoli d’indagine d’ufficio. Egli potrà indagare solo su notizie di reato provenienti da terzi – identificati con nome e cognome – e non sullo spunto di inchieste giornalistiche, confidenza private o denunce anonime, che anzi andranno cestinate.
Di contro, la polizia può indagare anche autonomamente rispetto alle direttive dell’avvocato dell’accusa, svolgendo tutte le iniziative necessarie per accertare i reati e le prove e relazionando ogni sei mesi all’organo inquirente.