Riforma dell’università: quarta parte

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Ma per il medio termine, la giovane titolare del dicastero di Viale Trastevere ha in mente anche altre strategie..

Le varie tappe della riforma del sistema universitario italiano delineate nei precedenti articoli costituiranno i primi passi, quelli che il ministro Gelmini vorrebbe iniziare a percorrere già a cominciare dalle prossime settimane.

Ma per il medio termine, la giovane titolare del dicastero di Viale Trastevere ha in mente anche altre strategie, volte a migliorare nel tempo la qualità complessiva del nostro sistema di ricerca e di alta formazione.

Mariastella Gelmini ha osservato le esperienze maturate in altre nazioni occidentali, e sta valutando con attenzione di introdurre anche nel nostro Paese alcuni istituti tipici degli atenei esteri.
Fra le novità più incisive, si pensa all’istituzione di una “Agenzia per la Valutazione”, la quale dovrà valutare sulla base di parametri qualitativi (peraltro, ancora tutti da stabilire) il livello dei servizi offerti dalle singole sedi universitarie, e i giudizi che ne conseguiranno saranno fondamentali per determinare come ripartire in futuro le risorse a disposizione.


È probabile, inoltre, che all’attuale meccanismo di automatismo negli incrementi di stipendio per i docenti (legati, cioè, alla mera anzianità di servizio) si sostituirà un sistema misto in cui avrà un suo peso anche la valutazione del marito dei singoli docenti. E per quanto riguarda questi ultimi, dovrebbero aprirsi le porte dell’insegnamento anche agli stranieri, come avviene comunemente nei campus americani.


Contro il potere stratificato dei “baroni” e per favorire il ricambio nei posti di comando, infine, dovrebbe essere fissato per legge il massimo di due mandati per rettori e presidi di facoltà.
Rimane, comunque, il punto dolente degli scarsi finanziamenti. In Italia oggi la spesa per l’istruzione e la ricerca universitaria è pari allo 0,76% del PIL, contro la media comunitaria del 1,15% e la punta di eccellenza della Danimarca, pari al 2,38%.