Monito di Fini al Governo

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La presenza di poche decine di emendamenti e di un paio di settimane ancora a disposizione prima che il decreto..

Al Presidente della Camera Gianfranco Fini non è proprio andata giù, la richiesta della fiducia decisa dalla maggioranza per arrivare in tempi rapidi all’approvazione definitiva della legge di conversione del decreto anticrisi di novembre.

La presenza di poche decine di emendamenti e di un paio di settimane ancora a disposizione prima che il decreto decada hanno fatto ritenere al fondatore di Alleanza Nazionale che la scelta della maggioranza fosse ingiustificata e nociva per l’autonomia e le funzioni istituzionali del Parlamento.
Nel richiedere la fiducia il capogruppo Elio Vito ha parlato di un “omaggio” al lavoro delle commissioni dalle cui stanze è uscito il testo riveduto e corretto del decreto.


Ma a Fini questa motivazione non è piaciuta: “la centralità del Parlamento non si può liquidare con un omaggio al lavoro delle commissioni, salvo poi porre la questione di fiducia e impedire ai deputati di votare”.

Ma l’affondo più duro Fini lo riserva alle probabili motivazioni della scelta del centrodestra: “problemi connessi al dibattito interno della maggioranza”.
Il Presidente della Camera sembra dunque adombrare delle spaccature nelle file della maggioranza, che il dibattito parlamentare avrebbe messo in luce.


Ma se l’intervento di Fini ottiene il plauso dell’opposizione, scarso entusiasmo raccoglie invece presso il centrodestra. Fabrizio Cicchitto (PdL) afferma di rispettare ma di non condividere il pensiero della terza carica dello Stato, mentre Roberto Cota (Lega Nord) ritiene che questo sia stato solo l’ultimo di una serie di uscite di Fini non super-partes, fra le quali rileva soprattutto la bocciatura della proposta di istituire una tassa sul rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.

Berlusconi, dal canto suo, si rifiuta di polemizzare con Fini, limitandosi ad affermare che “la fiducia era indispensabile”.