Scontro Renzi – Bersani sulla corsa al Quirinale

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La corsa al Quirinale si intreccia sempre più con gli altri filoni della vita politica del nostro Paese. E, in questo momento in cui il Partito Democratico rischia come mai prima d’ora la deflagrazione dall’interno, anche la questione dei grandi elettori diventa terreno di scontro tra il segretario e leader della colazione di centrosinistra Pierluigi Bersani e il sempre più lanciato Matteo Renzi. Che i due non abbiano mai messo via l’ascia di guerra è cosa evidente da sempre nelle segrete stanze del Partito Democratico, ma è altrettanto vero che i contrasti, adesso, si fanno sempre più pubblici.

I contrasti all’interno del Partito Democratico

Da qualche tempo il rischio di implosione per il Partito Democratico non è più una trovata propagandistica dell’avversario di turno. E non rappresenta neanche una di quelle ipotesi di fantapolitica che ciclicamente appaiono nella vita politica del nostro Paese. I contrasti tra Renzi e Bersani sono evidenti e il mezzo insuccesso del Partito Democratico alle ultime elezioni non ha fatto altro che esacerbare le tensioni (leggi: Le difficoltà del PD). Fino a quello che sembra il vero e proprio aut auto messo in piedi dal primo cittadino del capoluogo toscano: scissione assicurata dei renziani dal PD qualora, nel caso di nuove elezioni, il PD vietasse nuove primarie tagliando fuori così di fatto lo stesso Renzi (leggi: Scissione Renzi – Bersani?).

Renzi grande elettore?

L’ultimo motivo di tensione tra Bersani e Renzi riguarda l’elezione del Presidente della Repubblica. L’intento di Renzi era quello di essere nominato all’interno dei grandi elettori che parteciperanno all’elezione del prossimo Capo dello Stato in rappresentanza della Regione Toscana. Secondo le ricostruzioni che giungono da Firenze, Renzi avrebbe ricevuto in un primo momento le rassicurazione del caso per poi veder improvvisamente stoppata la sua nomina. E, secondo l’entourage di Renzi, dietro tutto ciò c’è lo zampino di Bersani. Secca, e intuibile, la smentita di Bersani che si tira fuori da quella che è stata, a suo avviso, una decisione maturata in modo autonomo ed esclusivo solamente dai membri del Consiglio Regionale della Toscana.