Secondo l’Anac troppi poteri al Commissario per Ponte Morandi

di Daniele Pace Commenta

 Il Governo ha necessità di ricostruire Ponte Morandi il più velocemente possibile. Il ponte è un nodo strategico non solo per la città, ma per tutta la nazione. Collega il porto più importante d’Italia con il resto dell’Europa.

Ma il conferimento dei poteri al Commissario fa discutere in audizione alla Camera.

Le parole dell’Enac

L’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) viene ascoltata in audizione dalle commissioni Trasporti e Ambiente della Camera sul decreto Genova. In discussione sono i “poteri assoluti” al Commissario, che andrebbero corrette. Secondo il presidente dell’Anac Raffaele Cantone rileva delle lacune nel decreto, dovute alla velocità con cui è stato redatto.

“Con una disposizione che credo sia senza precedenti (la deroga a tutte le norme dell’ordinamento italiano, ad esclusione di quelle penali) si intende consentire al Commissario di muoversi con assoluta e totale libertà, imponendogli solo i principi inderogabili dell’Unione europea ed ovviamente i principi costituzionali”.
In particolare è la deroga alle salvaguardie antimafia a preoccupare il presidente: “La deroga a tutte le norme extrapenali comporta anche la deroga al Codice antimafia e alla relativa disciplina sulle interdittive. Vi sono molte attività connesse alla ricostruzione  in cui le imprese mafiose detengono un indiscutibile know how”.
Poi non sono convincenti i comma 5 e 7 dell’articolo 1, e le esclusioni i alcuni soggetti, in quanto verrebbe a mancare la giusta concorrenza.

“L’esclusione di soggetti diversi dall’attuale concessionario, generalizzate a tutti i concessionari di strade a pedaggio o che abbiano partecipazioni in esse o che siano da esse controllate, appare di dubbia legittimità, perché in contrasto con i principi di proporzionalità, concorrenza nonché con le indicazioni contenute nella direttiva europea, che prevede cause di esclusione tassative”.