La Tepco chiede aiuto al governo giapponese

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La Tepco che gestisce la centrale nucleare di Fukushima ha chiesto ufficialmente aiuto al governo del Giappone affinchè lo aiuti a far fronte agli ingenti oneri finanziari che sono sopravvenuti a fronte dell'incidente

La Tepco che gestisce la centrale nucleare di Fukushima ha chiesto ufficialmente aiuto al governo del Giappone affinchè lo aiuti a far fronte agli ingenti oneri finanziari che sono sopravvenuti a fronte dell’incidente verificatosi dopo il terribile tsunami dell’11 marzo scorso che ha messo in ginocchio tutto l’impero nipponico.
E così il premier giapponese Naoto Kan ha deciso che da giugno rinuncerà al suo stipendio da politico (anche se continuerà a percepire la sua indennità da parlamentare) finchè la crisi nucleare non sarà finita; oggi il presidente della Tepco Masataka Shimizu, ha presentato formale richiesta d’aiuto al ministro per lo sviluppo industriale Banri Kaieda, affinchè lo stato possa arginare gli ingenti debiti accumulatisi fino ad oggi per far fronte ai mastodontici indennizzi a seguito della crisi nucleare.



A togliersi lo stipendio si è unito anche il numero uno della Tepco che si è anche impegnato a toglierlo ai propri collaboratori e a dimezzare invece quello di tutti i top manager dell’azienda.
L’azienda, oltre a vendere gli Asset, dovrà trovare i fondi aggiuntivi per potenziare la produzione dell’energia nelle centrali elettriche, che devono sopperire alla mancanza della produzione del nucleare e per fare ciò, servono almeno otto miliardi e mezzo di euro.
Il governo giapponese invece sta pensando di istituire un organo assicurativo affinchè tuteli il pagamento degli indennizzi da parte della Tepco se non dovesse riuscire a farvi fronte.
Ora il governo giapponese ha permesso agli abitanti di una cittadina a venti km da Fukushima di rientrare per breve tempo nelle loro abitazioni per prendere degli oggetti e nutrire gli animali (che però sono costretti a rimanere nella zona contaminata) ovviamente con indosso delle tute speciali e successivamente sottoposti ad un controllo accurato delle radiazioni.
Ma la domanda nasce spontanea: se fosse successo in Italia, Berlusconi si sarebbe privato dello stipendio e l’avrebbe levato anche ai suoi compagni di partito?
Ai posteri l’ardua sentenza; anche se a fronte di questo gesto del primo ministro giapponese, Berlusconi potrebbe ripensare al referendum sul nucleare.