Catricalà ritira la candidatura per la Consulta, i suoi motivi

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Antonio Catricalà ha aspettato le fumate nere delle prime votazioni per l’elezione alla Consulta, dopodiché ha ritirato la sua candidatura per evitare di mettere a rischio la sua immagine professionale.

Una volta spiegato che si ritirava per non mettere a rischio la sua immagine professionale, Catricalà ha aggiunto una speranza all’indirizzo del Parlamento, si è augurato infatti che si superasse presto l’impasse viste le ripetute fumate nere.

Ai microfoni dell’Ansa, Catricalà ha ringraziato tutti quelli che lo hanno votato e ha chiesto loro di non sostenere più la sua candidatura. Dopo le ripetute fumate nere che hanno dimostrato una spaccatura nel centrodestra, Catricalà ha detto di non voler compromettere la sua immagine professionale. In più ha pensato che ritirando la sua candidatura si sarebbero superate le contrapposizioni che finora avevano ostacolato l’elezione dei due Giudici costituzionali.

Ci si è chiesti subito se fosse decaduta anche la candidatura di Violante e il centrodestra si è subito compattato nel proporre due nomi nuovi al posto di Catricalà e di Violante. L’ex presidente della Camera resta comunque il più votato con le sue 468 preferenze ma per essere eletti alla Consulta ne servono almeno 570.

A livello politico, il ritiro di Catricalà, ha messo a nudo la spaccatura esistente nella compagine dei forzisti. Ad ogni modo si cerca un candidato sostituto e tra i primi nomi a circolare ci sono quello di Donato Bruno e quello di Maurizio Paniz. In effetti, però, sarà Berlusconi ad avere l’ultima parola, sostenendo l’uno o l’altro nome.

All’interno del PD si discute della candidatura di Violante che sarà comunque sostenuta da Forza Italia in modo da rinsaldare i vincoli tra i dem e FI. Quella di Violante, tra l’altro, è una candidatura tecnica e potrebbe tornare alla riscossa anche più in là. Se si dovessero proporre due candidature tecniche, allora i nomi pronti sono quelli di Nicolò Zanon, ordinario di diritto costituzionale alla Statale di Milano e quello dellla giusvalorista Silvana Sciarra che è docente di Diritto del lavoro e Diritto sociale europeo a Firenze.