Sulle preferenze nella legge elettorale cresce la tensione

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La riforma della legge elettorale è pronta ad arrivare al vaglio del Parlamento. Si può iniziare con la proposta di emendamenti e i nodi da sciogliere per trovare un’ampia convergenza non sono pochi.

Renzi e Berlusconi si sono accordati, ma se dalle parti di Forza Italia ciò che va bene al cavaliere va spesso bene a tutti, nel Pd le polemiche non mancano. Una parte del Pd vuole le preferenze, ma anche un premio di maggioranza a una quota più alto e uno sbarramento più basso.

La proposta della legge elettorale è un sistema a doppio turno. Nel caso in cui una coalizione non raggiunge il 35% dei voti, che dà diritto al premio di maggioranza, si va al ballottaggio. Qui chi vince avrà dal 53% al 55% dei seggi in Parlamento, lo stesso avrebbe chi vince al primo turno con il 35% minimo dei voti, e potrebbe governare senza necessità di fare di nuovo le larghe intese.

La questione delle preferenze è quella più importante. Il Nuovo Centrodestra insiste nel richiederle, e anche Scelta Civica e Casini sono su questa posizione. Renzi ha affermato che la riforma della legge elettorale, che prima doveva essere blindata, è aperta a modifiche purché non si cambi l’impianto e siano considive in maniera ampia dalle forze politiche.

Su questi presupposti, sembra possibile qualche novità rispetto alle preferenze. La proposta prevede di indicare i nomi dei candidati sulla scheda elettorale, ma questo non basta a chi critica e vuole le preferenze come c’erano prima.

Probabilmente si cambierà qualcosa anche perché non solo buona parte dei partiti, ma anche dell’opinione pubblica, chiede il ritorno alle preferenze e la possibilità di scegliere direttamente le persone che si vogliono mandare come rappresentanti al parlamento.