Napolitano conferma che non aumenteranno i licenziamenti

di Gianni Puglisi Commenta

Il problema più drammatico sono le crisi aziendali, le aziende che chiudono, i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro. Bisogna puntare soprattutto a nuovi investimenti.

Sulle intricate vicende dell’Articolo 18 dello statuto dei lavoratori, della sua probabile abolizione e della decisione del governo di procedere all’approvazione del testo della riforma del mercato del lavoro mediante legge delega, è tornato oggi a parlare il Presidente della Repubblica.

Giorgio Napolitano, parlando a margine della celebrazione commemorativa della tragica vicenda dell’Eccidio delle Fosse Ardeatine, avrebbe ribadito come il Colle, pur con le dovute e necessarie cautele, derivanti più dal ruolo istituzionale del quale sarebbe investivo piuttosto che dalla convinzione dell’efficacia delle misure approntate dal Governo Monti, approvi e sostenga la riforma del lavoro poiché: “il problema più drammatico sono le crisi aziendali, le aziende che chiudono, i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro non attraverso l’articolo 18 ma per il crollo di determinate attività produttive. Bisogna puntare soprattutto a nuovi investimenti, nuovi sviluppi e nuove iniziative in cui possano trovare sbocco soprattutto i giovani”.

RIFORMA DEL WELFARE 2012

Il problema, secondo il Capo dello Stato, sarebbe quello di individuare nuovi strumenti di investimento, anche eventualmente mediante l’abolizione dell’art. 18, così da creare nuovi posti di lavoro e scongiurare la possibilità che altri licenziamenti possano seguire agli oltre 800.000 registratisi negli ultimi 3 anni di crisi economica.

Interessante, a tal proposito, l’opinione di Susanna Camusso che, in questa video-intervista de La Repubblica, dichiari come le istituzioni italiane, compreso dunque il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, abbiano e stiano ancora sottovalutando l’opinione della crisi economica-finanziaria.