Coro di no agli accordi sindacali separati

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Lo scorso gennaio la CISL e la UIL hanno firmato un accordo con Confindustria benedetto dal ministro Maurizio Sacconi sulla riforma..

Lo scorso gennaio la CISL e la UIL hanno firmato un accordo con Confindustria benedetto dal ministro Maurizio Sacconi sulla riforma del modello contrattuale, che ha portato a rivedere il famoso patto sulla politica dei redditi dell’estate 1993.

Quest’accordo non ha visto partecipare la CGIL, che si è rifiutata di sottoscrivere il nuovo patto e che ha messo in luce le profonde differenze con gli altri due principali sindacati confederali.


L’organizzazione guidata da Guglielmo Epifani ha quindi fatto appello alla base, ottenendo un successo oltre le previsioni. È stato infatti indetto nei giorni scorsi un referendum fra i lavoratori, promosso dalla sola CGIL. Il precedente referendum, per intenderci, risale al 2007 e fu promosso da tutte e tre le sigle.

Sebbene il tema sul campo fosse piuttosto tecnico e forse non di eccesivo interesse per il comune lavoratore, la sola CGIL è riuscita a portare al voto oltre tre milioni e seicentomila lavoratori, oltre il 70% di quanti votarono due anni fa.


E uno schiacciante 96% dei voti ha sottoscritto la scelta di Epifani, con un deciso no all’accordo. Pochissimi i sì, oscillanti fra l’1,42% dei pensionati e l’8,58% dei metalmeccanici.
Oltre a confermare la scelta condotta da Epifani, il referendum rappresenta un’impressionante prova di forza del principale sindacato italiano, che le controparti sociali, il Governo e soprattutto la CISL e la UIL non potranno fare a meno di considerare.

Ne è conscio il segretario generale, che in una nota definisce “assolutamente straordinario” il risultato della votazione, e vede rafforzata la propria leadership.
“Non condividiamo l’accordo”, ha proseguito Epifani, “e non condivideremo gli accordi settoriali che si muoveranno su quello. Andiamo avanti con piattaforme separate”.