La Grecia fuori dall’euro per salvare l’Europa

di Gianni Puglisi Commenta

La crisi della Grecia sarebbe talmente radicata che molti paesi europei starebbero pensando ad un default controllato del paese ellenico.

Sempre più leader politici, in tutta Europa e a vari livelli, considerano l’eventuale ritorno della Grecia alla dracma un’ipotesi tutt’altro che remota.

L’ondata di consensi ottenuta da Tino Soimi, leader populista del partito Veri Finlandesi (che propugna la separazione della propria nazione dall’Europa unita) che per primo avrebbe sostenuto come i paesi più ricchi del vecchio continente non dovrebbero salvare gli imbroglioni greci (espressione colorita ma che ben evidenzia l’esasperazione per una situazione di stallo che, dovesse rompersi l’equilibrio, potrebbe trascinare con sé almeno Portogallo, Spagna e Italia senza considerare la colossale esposizione delle banche francesi nei confronti del debito greco), è stata risoluta ed incondizionata.

LA CRISI DELLA GRECIA COLPISCE LE BANCHE FRANCESI


Parole di biasimo, per quello che potrebbe apparire come un commento caciarone da stroncare come l’uscita improvvisata di un istrionico leader in cerca di consenso, non ne sono venute.

Parole di apprezzamento, sebbene mediate dalla diplomazia, ne sono giunte a bizzeffe da numerosi ed importanti uomini politici.

Tra essi segnaliamo Mark Rutte, il primo ministro olandese che avrebbe scritto all’UE chiedendo di abbandonare il barcone nel caso la Grecia non decidesse di farsi etero-dirigere, Philip Roesler, il ministro dell’economia tedesco che avrebbe affermato come non ci si debba preoccupare di agire drasticamente, Wolfgang Schauble, il ministro delle finanze tedesco che avrebbe chiesto agli analisti del ministero di elaborare alcune simulazioni per far si che l’abbandono della Grecia sia il più graduale e meno drammatico possibile e, persino, Angela Merkel.

CAUSE DELLA CRISI IN GRECIA

Il cancelliere tedesco, infatti, sebbene a parole dichiari di non desiderare che la Grecia abbandoni l’eurozona o, addirittura, l’Unione Europea, starebbe in realtà analizzando, in gran segreto, il percorso migliore per condurre il paese ellenico al default senza causare danni alle altre economie periferiche.

A favore della Grecia vi è da dire, comunque, come tutto il paese si stia impegnando per cercare di risollevare una situazione che, più nera di così (i dipendenti statali sanno che a settembre potrebbero incassare il proprio ultimo stipendio), non si era mai vista.

Le misure approntate dal primo ministro greco Papandreou, sebbene il consenso al partito di maggioranza sia arrivato ad essere inferiore di 5 punti percentuali nei confronti di quello del partito di minoranza, sono decisive, drammatiche sicuramente, ma sono state grandemente apprezzate da Olli Rehn in persona.

La manovra elaborata da George Papandreou, che continua nel solco dell’austerity imposta dall’esterno, riguarda una patrimoniale sugli immobili, calcolata sulla grandezza, in metri quadri, degli stessi, che dovrebbe apportare fondi per oltre 2 miliardi di euro. Inoltre sarebbero stati approntati una serie di imposizioni fiscali aggiuntive che dovrebbero andare a colpire gli alcolici, i tabacchi e i conti correnti domiciliati all’estero.

Stando effettivamente così le cose, dovesse piacere questo estremo sforzo dei greci ai principali organismi europei, l’Unione potrebbe pensare di abbandonare i progetti di default controllato della Grecia e sbloccare la tranche di aiuti, da 8 miliardi di euro, prevista per fine settembre.

Molti, però, si starebbero allacciando le cinture di sicurezza.