Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori

di Gianni Puglisi Commenta

Le modifiche all'Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, per quanto drastiche possano apparire, sono necessarie affinché si possa procedere ad una totale revisione del mondo del lavoro.

La manovra salva-Italia non è ancora stata digerita dalla maggior parte degli italiani, come dimostra lo sciopero dei medici di lunedì 19 dicembre 2011, che già il governo pensa alla prossime mosse che dovrà compiere per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 nonché il rispetto degli impegni assunti dall’ex Premier Silvio Berlusconi con la lettera all’Europa in materia di licenziamenti.

E proprio la rivalutazione dell’importanza dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, purtroppo per moltissimi lavoratori italiani, sarà al centro delle discussioni che, nei prossimi mesi, porteranno alla completa riforma del mercato del lavoro che, per garantire lo stop ai contratti precari, dovrà obbligatoriamente prevedere, almeno secondo il Ministro del lavoro Elsa Fornero, più adeguate strategie di pensionamento nonché maggiore flessibilità in uscita.

Il Governo Monti, detto in parole semplici e comprensibili a chiunque, starebbe cercando di elaborare una nuova normativa che consenta al datore di lavoro una maggiore libertà di azione che gli consenta, insomma, di poter licenziare chiunque senza alcun problema di sorta.

L’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che il governo ed i ministeri stanno cercando di revisionare sin nei mini termini, infatti, è quello che afferma come un dipendente possa venir licenziato solamente dietro giusta causa o giustificato motivo e come egli, ritenendo il licenziamento ingiusto, possa ricorrere in Tribunale ottenendo, in caso di vittoria, la reintegrazione nel posto di lavoro oppure ancora un’indennità pari almeno a 15 mensilità calcolate sull’ultima retribuzione ricevuta.

Si intuisce bene, a questo punto, quali siano i motivi di contrasto tra le forze sociali quali i sindacati, sempre più compatti ed uniti nelle manifestazioni del proprio disappunto per un provvedimento che lederebbe il rispetto delle più basilari norme a tutele del lavoro, ed il Governo Monti, impossibilitato ad agire diversamente (sono significative, a questo proposito, le lacrime del Ministro Fornero) se vuole cercare di salvare l’Italia.