Passi avanti sulla riforma della scuola (seconda parte)

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Con le ultime decisioni intraprese all’interno del calderone della riforma, viene meno la babele delle scuole..

Con le ultime decisioni intraprese all’interno del calderone della riforma, viene meno la babele delle scuole superiori, sostituite da un sistema d’istruzione molto più semplice e suddiviso in poche tipologie di istituti ben distinti fra loro.

Ai tradizionali e confermatissimi liceo classico, scientifico, linguistico e artistico si aggiungeranno il nuovo liceo delle scienze umane (ex scuola magistrale) e l’inedito “liceo musicale coreutico”, focalizzato su danza e musica.

Per il liceo artistico, comunque, si segnala una ripartizione in tre distinti indirizzi: figurativo, design e nuovi media; questa separazione, di fatto, offre dignità alle forme artistiche contemporanee, fino ad oggi trattate in semplici corsi sperimentali all’interno dell’istruzione artistica più tradizionale.
Ma è nella galassia degli istituti tecnici che si avrà una radicale semplificazione: dagli attuali trentanove indirizzi, i cui confini sono spesso labili, si scenderà ad appena undici.


Due di essi permetteranno agli studenti una formazione economica: gli indirizzi sono “economia del turismo” e “amministrazione, finanza e marketing”.
Gli altri nove avranno invece una vocazione tecnica, occupandosi rispettivamente di meccanica, trasporti, elettronica, telecomunicazioni, grafica, chimica, produzioni tessili, scienze agrarie ed edilizia. Scompaiono dunque un’infinità di vecchi istituti cui eravamo abituati, dal tecnico industriale al nautico fino all’alberghiero, soppiantati o integrati dal nuovo universo che presto dovremo imparare a conoscere.


Il quinquennio degli istituti tecnici prevedrà un comune biennio di base, un secondo biennio di formazione specifica differente per indirizzo e, infine, un ultimo anno di affinamento basato in gran parte sulla pratica, con la possibile stipulazione di accordi con le imprese per stage e tirocini.
Ogni scuola potrà gestire liberamente il 30% dell’orario (pari a trentadue ore settimanali da sessanta minuti), pur rispettando alcune linee-guida generali fissate dal ministero.