La manovra cambia ancora

di Gianni Puglisi Commenta

La manovra finanziaria cambia forma. IVA, super-Irpef, pensioni e fiducia i temi caldi del giorno.

A pochissime ore dall’approdo della manovra finanziaria 2011 al Senato (evento che accadrà alle 16.30 del 6 settembre 2011) il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sta cercando, in un improvvisato vertice di maggioranza a Roma, di cambiare nuovamente la riforma.


Il nuovo testo della finanziaria 2011-2014, stilato soltanto pochissimi giorni fa, ad Arcore, proprio grazie al lavoro e alla collaborazione tra Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e Giulio Tremonti, è piaciuto davvero a pochissimi tanto che, il giorno dopo la presentazione di quel testo, sui principali quotidiani si poteva leggere questo titolo Silvio Berlusconi dichiara che la manovra finanziaria è un pasticcio.

Modifiche alla manovra finanziaria 2011, dunque, e poi ancora ulteriori modifiche, infinite modifiche per cercare di accontentare le varie parti in gioco.

L’ultima novità, quella che sta prendendo piede in queste ultime frenetiche ore, vuole nuovamente l’aumento dell’IVA al centro della manovra congiuntamente al reinserimento del contributo di solidarietà.

Il primo di questi 2 provvedimenti, lo ricordiamo, è stato sempre mal visto da Tremonti in persona che, secondo i bene informati, vorrebbe tenere da parte questa mossa per la riforma fiscale.

Il secondo, invece, era stato bocciato dal premier in persona che non riteneva utile una super-tassa sui patrimoni eccedenti i 90.000 euro.

Ciò che fa notizia, però, sono altre questioni, più meramente tecniche.

La prima riguarda il discorso di Giorgio Napolitano in merito alla manovra. Nonostante, infatti, il Presidente della repubblica abbia chiesto modifiche strutturali e non strumentali, che possano sostenere, in qualche modo, una colossale manovra finanziaria che sarebbe altrimenti impossibile (visti gli ultimi dati ISTAT secondi i quali la crescita economica italiana sarà prossima allo zero nel prossimo biennio), modifiche che possano interessare la drammatica questione delle pensioni, i leghisti hanno detto ancora una volta no a qualsiasi intervento correttivo della previdenza, anche in considerazione del fatto che sia saltata la mini-stretta sulle pensioni, aumentando, di fatto, il dibattito e la divisione politica tanto invisa al presidente (Napolitano afferma che la politica è debole e divisa).

L’altra questione, assolutamente più cruciale, è quella riguardante la fiducia. I vertici della maggioranza, infatti, vista l’enorme quantità di emendamenti che, già in Senato, potrebbero influire sul risultato finale della manovra, sconvolgendola in modi che non si possono immaginare e costringendo gli italiani ad aspettare i tempi lunghi della disquisizione parlamentare, starebbero già pensando, oggi stesso, di porre la fiducia così che, al più tardi domani, si arrivi ad un pieno e totale appoggio alla manovra che, in questo modo, avrebbe superato la prima prova.