Modifiche alla manovra finanziaria del 2011

di Gianni Puglisi Commenta

Le modifiche alla finanziaria 2011 sono state definite fumose e aderenti alle decisioni della BCE piuttosto che a innovative idee nostrane.

L’intervento in Parlamento di Giulio Tremonti è stato definito da Umberto Bossi fumoso. Ed effettivamente non possiamo dargli che ragione.

Tremonti, infatti, per paura che il suo discorso influisse sull’andamento dei mercati, è stato quanto mai vago, impreciso, sfuggente.

Qualcosina, però, si è comunque riusciti a capire, e ipotizzare come verrà modificata la manovra finanziaria 2011 non è impossibile.

A grandi linee, infatti, il ministro del Tesoro ha lasciato intuire che quanto sarà fatto per far rientrare il debito pubblico italiano del 2011 sarà in linea con le indicazioni fornite dalla BCE (Banca Centrale Europea) cosa che, all’opposizione, non è andata giù.

LE REAZIONI DELL’OPPOSIZIONE.


L’opposizione di centro (costituita essenzialmente da Casini e dal Presidente della Camera Fini) è rimasta compatta, dichiarandosi allibita e sconcertata per un intervento confuso dal quale è emersa soltanto l’obbedienza alle direttive europee.

La sinistra, se possibile, ci va ancora più pesante.

Il leader del PD Bersani, per esempio, ha dichiarato come sia poco fisiologico che la BCE sostituisca la politica ed i politici italiani. Di Pietro, leader dell’IdV, dal canto suo ha ribadito le parole di Bersani, precisando come l’Italia abbia perso il proprio posto in Europa ed il proprio prestigio internazionale.

Susanna Camusso, infine, si sarebbe dichiarata prossima alla mobilitazione di massa poiché le modifiche alla manovra, qualora venissero approvate,  ne costituirebbero i presupposti.

MODIFICHE ALLA MANOVRA FINANZIARIA 2011

Analizzando il discorso di Giulio Tremonti, si può intuire come i punti cardine della prossima finanziaria, che spalmerà i propri effetti sul biennio 2012-2013, siano:

– interventi correttivi sulle pensioni di anzianità e sull’età di pensionamento delle donne nel settore privato

– tassazione al 20% sulle rendite finanziarie con l’esclusione dei soli titoli di Stato

– liberalizzazione dei servizi pubblici locali

– modifiche agli articoli 41 e 81 della Costituzione così da imporre alle imprese il pareggio di bilancio

– riduzione dei costi della politica

– introduzione di un fondo di solidarietà (non meglio definito) a carico dei redditi medio-alti

– riduzione del numero delle festività

– maggiore libertà di licenziamento.