PD a rischio scissione

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L’ex sindaco di Roma ha inviato il suo braccio destro Dario Franceschini a interloquire con..

In questi giorni non sono tranquilli, i sonni di Walter Veltroni.
Assediato da tutte le parti, il segretario del Partito Democratico si sforza di richiamare collaboratori e dissidenti a unirsi verso l’obiettivo delle elezioni politiche e amministrative di giugno, appuntamento elettorale di importanza cruciale per il partito e per la stessa leadership di Veltroni. L’ex sindaco di Roma ha inviato il suo braccio destro Dario Franceschini a interloquire con tutte le mille anime del partito per ricomporre le fratture e appianare le tensioni.

Ma la cosa appare tutt’altro che facile: inchieste giudiziarie in tutta Italia, “capibastone” locali (per usare i termini dello stesso Veltroni) sul piede di guerra, sedi regionali commissariate ovunque, persino poco eleganti diatribe sui vecchi fondi di DS e Margherita.


“A volte mi sento come Penelope”, ha confidato il segretario ai giornalisti, non nascondendo la sua delusione. Senza contare le continue voci sul nome del successore di Veltroni, dal governatore dimissionario della Sardegna Renato Soru al presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.
E mentre i sondaggi danno il PD al 25% (un tracollo di otto punti rispetto a sei mesi fa), una nuova minaccia si profila all’orizzonte: la fuga di Francesco Rutelli e di molti centristi verso l’UDC.


Lusinghe per niente velate sono state rivolte ai cattolici del PD da parte del leader Casini e del segretario Cesa, e il rischio di una scissione centrista è una minaccia ancora lontana dal concretizzarsi ma niente affatto peregrina.
E tuttavia, l’ex direttore dell’Unità non sembra preoccupato che si realizzi questa eventualità. “Le persone a cui ineducatamente l’UDC si è rivolta”, ha detto Veltroni, “sono tra i fondatori del PD”.