NO aumenti pedaggi GRA e autostrade

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Il Tar del Lazio dice ancora una volta "No!" ai nuovi pedaggi previsti in finanziaria, che riguardano raccordi e autostrade gestite dall'Anas. Il decreto che attua la disposizione della finanziaria è stato annullato perché non aderente alle normative europee.


LA BATTAGLIA DEI PEDAGGI CONTINUA

La prima sezione del Tar laziale ha annullato “in toto” il decreto legislativo che, attuando quanto previsto in finanziaria , prevedeva aumenti e istituzione di pedaggi “forfettari” su raccordi e tratti autostradali direttamente gestiti dall’Anas. Le tratte interessate erano più di venti tra le quali il raccordo anulare di Roma,

l’autostrada Salerno-Reggiocalabria, il raccordo Salerno-Avellino, l’autostrada Firenze-Siena, il raccordo Torino-aereoporto di Caselle, l’autostrada Roma-Fiumicino, l’ “asse attrezzato”(raccordo autostradale Chieti-Pescara) ecc.
Nove sono stati i ricorsi presentati al Tribunale Amministrativo Regionale, firmati dalla Provincia di Roma in rappresentanza di quaranta comuni e appoggiata da Polverini e Alemanno, dal Movimento dei cittadini, dal Codacons, da altri enti locali come la province di Rieti, Torino, Pescara e la regione Toscana.

I PRECEDENTI E LE SENTENZE
Il 30 luglio scorso il TAR aveva
accettato il ricorso di cittadini ed enti, sospendendo il provvedimento legislativo e dando questa motivazione: quella che si vuole istituire è una “mera” tassa poiché a queste nuove tariffe non corrisponde un nuovo servizio, quindi è un ingiustificato “balzello”. Il “balzello” verso l’alto delle tariffe, avrebbe fatto entrare nelle casse di ANAS più di 300 milioni di maggiori entrate, e avrebbe permesso di ridurre i trasferimenti statali. Poi ad agosto il premier e Anas perdono un controricorso davanti al Consiglio di Stato, quest’ultimo infatti decide che le nuove tariffe devono essere sospese solo per quegli enti che hanno presentato il ricorso, ma intanto l’Anas decide di non applicarle in tutta Italia. Poi a ottobre il Pd, alla camera dei deputati, presenta un emendamento per cercare di togliere la tassa almeno sui raccordi, come sul “Grande Raccordo Anulare”. Ma la “correzione” viene scartata da Montecitorio e per questo, il presidente della provincia di Roma, Nicola Zingaretti, insieme a enti e movimenti, presenta un nuovo ricorso. Poi, il ventidue di febbraio, i giudici amministrativi rendono pubbliche le sentenze di 8 ricorsi su 9 e dispongono l’annullamento del decreto: la norma non considera quelle persone che attraversano le strade interconesse all’autostrada, senza entrare in quest’ultima; si sarebbero violate le norme comunitarie, sempre secondo i giudici, per aver stabilito aumenti “forfettari” per “le classi di pedaggio senza tener conto dell’uso effettivo dell’infrastrattura”.

LA POLITICA
Il sottosegretario leghista alle infrastrutture Roberto Castelli ha dichiarato che la decisione del Tar del Lazio non influirà sull’azione di governo, mentre Nicola Zingaretti parla di “volontà seppellita” del’esecutivo. Alemanno, che facendo scalpore annunciò di sfondare con l’automobile ipotetiche barriere sul raccordo, parla di “completamento” della precedente decisione.
Il presidente Polverini ha dichiarato: “è una vittoria della cittadinanza contro una normativa ingiusta che poteva penalizzare pendolari lavoratori e studenti”. Pietro Ciucci, presidente Anas, annuncia nuovi pedaggi: associazioni, enti locali, cittadini si dicono ancora pronti a nuovi ricorsi e si parla di rimborsi.