Al tavolo della campagna elettorale da ieri siede anche la Cei. Forse la Conferenza Episcopale Italiana e tutto ciò che rappresenta e si porta dietro già ci sedeva in maniera ufficiosa, ma con le parole di Bagnasco anche i vescovi sono pubblicamente scesi in campo. In potentissima sintesi potremmo dire che le parole chiave sono voto e continuità: voto nel senso si andare a votare, continuità nel senso di non sprecare gli sforzi del governo tecnico.
Il discorso di Bagnasco
L’occasione c’è stata ieri all’apertura del consiglio della Cei. Il cardinal Bagnasco ha messo in chiaro sin dalle primissime battute del suo discorso introduttivo quali sono i pensieri della Santa Sede a meno di un mese dal voto. E dopo Elezioni 2013: presentata l’Agenda di Confindustria, possiamo parlare dell’Agenda della Cei. In primis l’apprezzamento per la politica di rigore degli ultimi mesi, in secondo luogo l’esortazione affinché i rigori dell’ultimo anno non vadano persi, ma siano presupposto per un piano di crescita veloce e affidabile. Ed ancora, un attacco, potremmo dire, ecumenico indirizzato ai professionisti della politica che si lanciano in promesse disinvolte in campagna elettorale già consci della concreta possibilità di disattenderle nei mesi a seguire.
L’indirizzo di voto della Cei
Bisogna riflettere su alcuni elementi: quello di ieri di Bagnasco è un discorso politico vero e proprio, mascherato forse nei toni, ma ben indirizzato nei contenuti. Il manifesto politico della Cei quindi si pone l’obiettivo della crescita economica – con i toni della maggiore equità possibile – e indica che gli strumenti che il governo tecnico ha usato nell’ultimo anno sono quelli giusti. Anche se l’apprezzamento non viene scandito a chiare lettere, il contenuto è chiaro perché nelle parole di Bagnasco il merito del governo tecnico è stato evitare il baratro per l’Italia (leggi anche: Elezioni 2013: la campagna elettorale di Monti). Ulteriore elemento a favore della nostra tesi consiste negli attacchi frontali che il presidente della Cei rivolge a tutti quegli esponenti politici che, in questi giorni di campagna elettorale, stanno demolendo a parole quanto di concreto aveva portato avanti il governo tecnico nei suoi 13 mesi di incarico. Leader politici accusati il più delle volte di un populismo finalizzato esclusivamente all’elezione e al tornaconto personale.