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Nuova stagione di Grandi Opere

Sedici miliardi e settecento milioni di euro. Questa è all’incirca la cifra che il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli si appresta a spendere nei prossimi anni per rilanciare in grande stile un vecchio cavallo di battaglia del centrodestra: ammodernare l’Italia con opere pubbliche di rilevante portata, tali da consentire di ridurre il deficit strutturale che ancora ci separa dagli altri grandi Paesi europei.

Oltre all’aspetto “ideologico”, c’è chi sottolinea che un grande intervento pubblico smuoverebbe l’economia del nostro Stato proprio nel momento in cui ce n’è più bisogno, a causa della crisi globale. Si torna a Keynes, insomma, e al pesante intervento pubblico nell’economia.

In particolare, sono nove le grandi opere che il Governo si appresta a varare oppure a completare. Circa metà delle somme stanziate riguarderanno il Nord, in specie per rivedere la rete autostradale. Via libera, dunque, alla Pedemontana Lombarda, alla direttissima Milano-Brescia e alla nuova tratta fra Brescia e Padova, oltre al potenziamento della A15 nel tratto fra La Spezia e Parma.


Spostandoci sull’Adriatico, inoltre, quasi due miliardi saranno destinati a completare il Mose, l’opera futuristica che dovrebbe salvare una volta per tutte Venezia dall’annoso problema dell’alta marea.
Le rimanenti opere sono invece concentrate dalla parte opposta del Paese, intorno allo stretto di Messina. Si tratta, innanzitutto, del ciclopico ponte sullo Stretto, bloccato dal governo di centrosinistra e rilanciato recentemente dal premier Berlusconi.


Sarà certo l’opera più appariscente di tutte, ma non la più costosa. Il grosso degli stanziamenti destinati al Sud, infatti, saranno per allargare e ammodernare una volta per tutte la famigerata autostrada Salerno – Reggio Calabria.
E una grossa cifra sarà destinata al comparto ferroviario, con il raddoppio della tratta Messina-Catania. Circa trecento milioni, infine, saranno destinati a cofinanziare la costruzione del terzo lotto della superstrada ionica.