Riforma del lavoro con o senza i sindacati

di Gianni Puglisi Commenta

La riforma del mercato del lavoro verrà sicuramente approvata dal Governo Monti.

Checché se ne dica, e nonostante tutte le rassicurazioni in merito, il Governo Monti avrebbe ormai deciso, con o senza il consenso dei sindacati, di procedere con la riforma del mercato del lavoro poiché, come confermato dal ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero, entro tre settimane, anche e soprattutto a causa degli impegni e delle scadenze prese nei confronti dell’Unione Europea, il futuro mercato del lavoro dovrà essere perfettamente delineato.

Ed è un futuro che, purtroppo e a ragione, spaventa quanti, non soltanto giovani, avrebbero in questo preciso momento storico intenzione di entrare a far parte di quel futuro in quanto lavoratori e che stanti così le cose, come argutamente commentato dal giornalista Marco Travaglio nel corso del proprio consueto monologo a Servizio Pubblico, dovranno cominciare a pensare al proprio 3° o 4° impiego nonostante abbiano appena cominciato a lavorare.

Nonostante, dunque, vi sia unità d’intenti in merito alla necessità di cambiare la realtà dei fatti, la riforma del lavoro, per lo meno nei modi, nei tempi e nelle tematiche con i quali la starebbe attualmente proponendo il Governo Monti, non piacerebbe a nessuno ne sarebbe funzionale agli scopi che il Paese si sarebbe proposto di raggiungere grazie all’approvazione della manovra salva-Italia prima e del pacchetto cresci-Italia.

Le proposte attualmente in discussione, in particolare, sarebbero così profondamente inutili che, dalle colonne virtuali dell’eminente rivista scientifico-politico-culturale MicroMega, Emiliano Brancaccio, economista italiano di fama internazionale (maggiori informazioni le trovate all’indirizzo internet emilianobrancaccio.it) ha tenuto a ricordare a Mario Monti e ad Elsa Fornero, che pure, ci sembra, dovrebbero perfettamente conoscere la materia, come in nessuno dei testi sacri relativi a lavoro, previdenza e welfare mai scritti nella storia dell’economia occidentale vi sia un solo riferimento alla possibilità che le soluzioni oggi all’attenzione del Governo Monti possano effettivamente apportare alcun beneficio economico di alcun tipo.